3.4 Tombe, Lapidi e Brasses

Su molte tombe medioevali giacciono delle figure scolpite che rappresentano colui (o colei) che è sepolto in quel luogo. Sarebbe, tuttavia, sbagliato ritenere che i tratti dell’effigie corrispondano a quelli della persona che intendono ritrarre. Secondo molti studiosi, infatti, si tratta di rappresentazioni stilizzate, non ritratti.
Le statue giacenti sulle tombe venivano commissionate anche molto dopo la morte del defunto, tuttavia restano un importante documento riguardo armature, costumi e anche stemmi araldici. Si nota infatti che fino alla metà del XIV secolo ogni effigie di cavaliere porta uno scudo e un’armatura con scolpite le sue insegne
Non è raro trovare in molte chiese anche italiane monumenti sepolcrali in cui, pur mancando la statua giacente, sono rappresentate insegne araldiche. Era ad esempio uso, fino alle riforme napoleoniche, seppellire personaggi, specialmente se di una certa importanza, dentro le chiese, così che oggi possiamo letteralmente camminare su pavimenti ricoperti da lapidi contenenti stemmi, purtroppo a volte così logorati dal plurisecolare passaggio che è spesso difficile riconoscere qualcosa di più delle figure più grandi. Inoltre l’uso del colore era molto limitato e il trascorrere del tempo ne ha cancellato quasi ovunque le tracce laddove erano presenti. Le tratteggiature indicanti il colore, poi, furono introdotte solo intorno al XVII secolo, e non furono né utilizzate ovunque né con regolarità, quindi anche se siamo in grado più o meno di ricostruire le figure presenti su uno stemma, di solito non conosciamo (se non per altre fonti) le tinture usate.
Altri monumenti sepolcrali, tuttavia, conservano quasi intatti gli stemmi araldici rappresentati, anche se per la maggior parte sono semplici sculture, senza alcuna traccia di colore. Si tratta di quelli addossati alle pareti, memoriali di importanti personaggi (vescovi, papi, regnanti, famosi condottieri...) oppure lapidi commemorative. (Cfr. ad es. S. Croce a Firenze, Camposanto Monumentale a Pisa...)
Un’altra fonte preziosa di documenti riguardanti le insegne araldiche di vari personaggi è data dai cosiddetti brasses inglesi, rimasti in uso fino al XVI secolo. Si tratta di una lastra di metallo (brass=bronzo) su cui è incisa una figura e, a volte, una iscrizione, che veniva apposta alle pareti di una chiesa o di una cappella per ricordare il defunto.
La lega metallica utilizzata nel medioevo per simili lavori era composta dal 75-80% di rame e dal 15-20% di zinco. Veniva chiamata latten, poi cuivre blanc o rame bianco. Coloro che le lavoravano erano detti marblers, probabilmente con riferimento alle loro sculture (marble=marmo). Per quanto riguarda il “costo” di simili memoriali, sembra essere stato abbastanza basso, in quanto il chierico, mercante o gentiluomo medio poteva permetterseli.
Sembra che l’uso di questi brasses sia originario dei Paesi Bassi durante il XIII secolo. Il più antico brass conservato risale al 1231 ed è quello del Vescovo Ysovon Wilpe, conservato a Verden in Germania.
Lastre di questo metallo venivano importati in Inghilterra, non senza considerevoli spese, dai Paesi Bassi, dove nel XIV secolo Tournai (sulle rive della Schelda) era il più importante centro di produzione.
Da una singola lastra di metallo venivano ritagliate diverse figure, ognuna delle quali veniva intagliata, rifinita e inserita in una “matrice” ricavata da una lastra di pietra, finché tutta la superficie veniva ricoperta dal metallo. Ogni sezione veniva assicurata alla matrice su un letto di pece nera, che avrebbe anche protetto il metallo dalla corrosione, oppure -- in seguito -- mediante l’uso chiodi di bronzo e piombo. Molto spesso le figure venivano riempite di smalti colorati (cfr. il brass di Geoffroy Plantagenet, 1.4) per evidenziare, magari, particolari araldici.
Il fatto che i brasses medioevali fossero composti, in definitiva, da un mosaico di piccoli pezzi metallici leggermente incisi, li rendeva particolarmente soggetti ad atti di vandalismo ma anche particolarmente sottoposti a cancellazione: è per questo che pochi di essi si sono conservati. Tuttavia “pochi” è un termine relativo, se si considera che nella sola Inghilterra restano 7500 brasses, più di ogni altra nazione europea.
La maggior parte dei brasses inglesi provenivano da Norwich, York e Londra, dove fin dal XIV secolo si erano sviluppati laboratori artigiani specializzati. Sebbene fosse possibile commissionare un lavoro “su misura”, di solito ogni laboratorio preparava una serie “prestampata” di lastre diverse, fra cui il cliente sceglieva il design più appropriato. Le insegne araldiche e le iscrizioni venivano aggiunte dopo la scelta in base ai desideri del cliente. Questo spiega il motivo per cui le effigi rappresentate su molti di questi brasses sono fra loro molto simili se non addirittura uguali.
I diversi stili consentono oggi di identificare con una certa sicurezza il laboratorio di origine di molti brasses.
I primi brasses inglesi risalgono al XIII secolo e appartengono a vescovi e abati, ma la categoria più interessante per i nostri scopi resta quella dei brasses raffiguranti uomini in armatura, poiché invariabilmente riportano anche le insegne araldiche di chi doveva essere commemorato, il che consente una datazione più precisa e, a volte, anche di ottenere informazioni biografiche e genealogiche di una persona non comprese nell’iscrizione. Nei brasses del genere, i cosiddetti military brasses, specialmente nel XV-XVI secolo, elmi e cimieri sono posti accanto alla testa della figura umana giacente.