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LA MONETAZIONE DE L'AQUILA

Autori: Alfredo InfusiniGionata Barbieri- Aprile 2007




PANORAMA STORICO

 

La città si colloca in una zona con precedenti insediamenti, risalenti a popolazioni italiche pre-romane. La conquista romana dopo il 293 AC porta all’edificazione di Amiternum, importante insediamento che col tempo è elevata a prefettura. Con la caduta dell’impero romano e l’arrivo dei Longobardi, il territorio diventa una zona di transito tra i Ducati di Spoleto e Benevento. Il disinteresse dei centri di potere trasforma la zona in “terra di nessuno” che attira signorie locali, laiche, vescovili e monastiche e si esprime con l’edificazione di castelli, borghi fortificati, abbazie. Col passare dei secoli il potere passa ai Normanni e agli Svevi e nella zona si sviluppano numerose frazioni. Agli inizi dell’età comunale comincia a delinearsi la prospettiva di una città, che però è osteggiata soprattutto dai baroni locali. I piccoli feudatari finiscono col litigare tra loro e annullarsi a vicenda, lasciando campo libero ai tradizionali potentati, pronti ad inserirsi nei vuoti di potere: papato e impero. E’ sotto Federico Il di Svevia che nel 1245 inizia l’edificazione di una sola città, sfruttando le risorse delle varie frazioni. Viene chiamata Aquila, un toponimo simile a quello utilizzato  dagli indigeni e basato sulla presenza di diversi corsi d’acqua di cui è ricca (Acculae). La città ha una organizzazione autonoma, con un podestà ed un consiglio, ed assume una tale importanza che il pontefice Alessandro IV, nel 1257 la eleva a sede vescovile. Questo fatto, unito alla conclamata fedeltà dei cittadini al papato, scatena l’ostilità imperiale che nel 1259, si concretizza con la distruzione della città ad opera di Manfredi. Per sette anni rimane abbandonata, poi con l’uscita di scena di Manfredi, sconfitto da Carlo d’Angiò, nel 1266 prende forma il progetto di seconda fondazione. Dopo la morte di Corradino e la definitiva sconfitta del ghibellinismo, Carlo per ricompensa riceve dal Papa l’investitura a re di Sicilia. In seguito Carlo trasferisce la capitale da Palermo a Napoli, dando lo spunto per la rivolta dei Vespri siciliani. Persa la Sicilia nel 1282, ad opera di Pietro III Aragona, marito della figlia di Manfredi, Aquila diventa la seconda città angioina più importante, dopo Napoli. Si trova quindi spesso coinvolta nella guerra secolare tra Angioini e Aragonesi, entrambi protesi alla conquista della parte mancante del regno. Il regno di Sicilia che nominalmente resta agli Angioini, in pratica mantiene solo la parte continentale, quella che poi verrà chiamata regno di Napoli. Nel 1380 Urbano VI dichiara la regina Giovanna eretica e scismatica e la depone dal trono. Allo stesso tempo incoraggia Carlo di Durazzo a conquistare il trono. Giovanna dopo la morte del figlio Carlo è senza eredi e sceglie come successore Luigi I d’Angiò, fratello del re di Francia. Carlo di Durazzo appoggiato dagli ungheresi cala in Italia e nel 1382 conquista la corona di Napoli col nome di Carlo III. E’ lui che concede a Sulmona l’apertura della zecca. L’antipapa Clemente VII a sua volta incorona l’erede designato Luigi d’Angiò, a re di Napoli e lo invia a riconquistare il regno. Raggiunta la città di Aquila, per iniziativa del conte Lallo dei Camponeschi la città si offre a Luigi I d’Angiò che accetta e concede diritto di battere moneta. Nel 1382 quasi contemporaneamente a Sulmona, inizia l’attività con l’emissione di bolognini e quattrini, ad imitazione di analoghi pezzi di Urbano VI. Lo scontro armato tra Luigi I e Carlo III non si verifica. Nel 1384 improvvisamente Luigi muore in Puglia e Carlo III si costituisce legittimo re di Napoli; nel frattempo l’attività della zecca aquilana fu momentaneamente sospesa.

Nel 1386 muore Carlo III Durazzo e sul trono di Napoli succede il figlio decenne Ladislao sotto tutela. Questo vuoto di potere provoca nuovamente la divisione in due fazioni. Una favorevole a Ladislao e l’altra agli Angioini di Francia, che proclama Luigi II d’Angiò (figlio di Luigi I) re di Napoli. Nel 1389 Luigi II conquista Napoli, ma puntualmente si deve scontrare con i baroni, ostili agli angioini a causa della loro politica accentratrice. L’Abruzzo si schiera con Ladislao, che contraccambia concedendo privilegio di zecca anche a Guardiagrele e Tocco mentre L’Aquila riprende l’attività di coniazione. Durante queste fasi convulse per il predominio sul Meridione, la zecca di Aquila, viene diverse volte minacciata di chiusura  con l’accusa di frode e falsità. Intanto Ladislao riprende la guerra con tale determinazione, che Luigi II desiste e torna in Francia. Ladislao è re di Napoli, ma muore senza eredi nel 1414 e lascia il trono alla sorella col nome di Giovanna II.

Giovanna II non avendo figli, per contrastare le mire di Martino V sulla corona, offre ad Alfonso d’Aragona l’adozione a figlio, con il titolo di duca di Calabria. Alfonso già re di Sicilia e Sardegna, nel 1421 va a Napoli e si guasta i rapporti con Giovanna. Napoli viene occupata dagli Aragonesi e Giovanna nomina erede Luigi III d’Angiò. Col suo aiuto riconquista Napoli nel 1424, ma muore l’anno successivo. Luigi III diventa re e continua la guerra. Muore nel 1434 e la corona passa al fratello Renato che però è prigioniero in Borgogna e non può contrastare Alfonso d’Aragona. Renato d’Angiò può occupare il trono solo nel 1438, una volta riscattata la libertà, ma nel giugno 1442 Alfonso ottiene la vittoria definitiva e diventa re di Napoli.

Il 25 ottobre 1458, il nuovo sovrano Ferdinando I, successore di Alfonso d'Aragona, emana un diploma che apparentemente conferma la concessione della zecca Aquilana. In pratica è una sorta di precetto monetario per uniformare il sistema Aquilano a quello di Napoli. Il suo mandato è uno dei più durevoli e Ferdinando ha tutto il tempo di occuparsi di questioni monetarie. Tra il resto fa coniare una moneta in puro rame, il “cavallo”. Inoltre per sua iniziativa sono emesse due nuove monete d’argento: il coronato e l’armellino. Bolognini e quattrini sono banditi.

Durante il suo regno, si concretizza l’opposizione agli Aragona, con la “congiura dei baroni” del 1485, che inizia con la ribellione dell’Aquila, sotto la protezione del papa Innocenzo VIII. La ribellione, organizzata tra gli altri dal conte di Sarno e dal principe di Salerno, viene domata col tradimento e massacro dei nobili ribelli lo stesso anno. Gli Aquilani fanno in tempo a battere monete autonome (cavalli) a nome di Innocenzo VIII, dopodiché la zecca riprende l’attività per Ferdinando I, fino alla sua morte nel 1494.

A Ferdinando I subentra il figlio Alfonso II. Carlo VIII sollecitato dai potentati italiani rivendica il regno di Napoli e muove guerra ad Alfonso II. Conquista Gaeta nel 1494 e Napoli nel 1495. Aquila gli riconosce sudditanza e tutto l’Abruzzo la segue. Nella zecca inizialmente vengono battute monete con leggenda in francese, poi l’autonomia Aquilana ha il sopravvento. Intanto Alfonso II non trova di meglio che abdicare in favore del figlio Ferdinando II e fugge in Sicilia. Carlo VIII diventa re di Napoli senza troppo sforzo e questo suscita  preoccupazione da parte degli stessi potentati che l’hanno chiamato. Evidentemente speravano in un conflitto che indebolisse reciprocamente i due contendenti stranieri. Così non è stato e si coalizzano per rimediare. Carlo VIII saputo della Lega lascia una guarnigione a Napoli e torna in Francia. Con la partenza di Carlo VIII, Ferdinando II organizza il ritorno sul trono e batte facilmente la guarnigione francese. La morte improvvisa lo coglie l’anno dopo e in assenza di eredi la corona passa allo zio Federico, fratello di Alfonso II, che diventa re di Napoli col nome di Federico I.

Con Federico I la zecca di Aquila entra di nuovo in fase critica. Il nuovo sovrano ha problemi di liquidità e per tagliare i costi di monetazione, decide di riutilizzare i cavalli di Carlo VIII. Le monete vengono ribattute coi nuovi coni, anziché essere fuse. Il mercato le rifiuta e l’esperimento viene accantonato. Il successore di Carlo VIII, il re di Francia Luigi XII, avanza pretese sul regno di Napoli e nel 1500 si accorda con Ferdinando II d’Aragona (detto il cattolico) per una spartizione pacifica. Secondo l’accordo, Napoli e Aquila vanno a Luigi XII e il resto a Ferdinando. A Federico I viene offerto come indennizzo, un feudo in Francia.

Con Luigi XII la zecca riprende emissioni regolari, ma è una breve ripresa che è seguita da una nuova sospensione in quanto nel 1504, Ferdinando non rispetta il patto, occupa anche Napoli e trasforma il regno di Napoli in Vicereame. Le monete a nome di Luigi sono le ultime ad avere il segno di zecca dell’aquiletta.

E’ sotto Carlo V, nel 1519 che la zecca è riaperta, ma le monete sono identiche a quelle battute a Napoli. E’ il preludio alla chiusura che si verifica nel 1556, quando Carlo V abdica.

 

 

CRONOLOGIA DELLE EMISSIONI*

 

Luigi I d'Angiò

1382 - 1384

 

 

Bolognino

Quattrino

Denaro Provisino

Ladislao di Durazzo

1388 - 1414

 

 

Bolognino

Quattrino

Denaro Provisino

Giovanna II di Durazzo

1414 - 1435

Mezzo Carlino

Cella

Bolognino

Quattrino

 

Renato d'Angiò

1435 - 1442

Gigliato

Cella

 

Quattrino

 

Alfonso I d'Aragona

1442 - 1458

Carlino

Cella

Reale

 

 

Ferdinando I d'Aragona

1458 - 1494

Carlino

Coronato

Armellino

Cavallo

 

Monetazione autonoma

1485 - 1486

 

 

 

Cavallo

 

Carlo VIII re di Francia

1495

Scudo

 

Doppio cavallo

Cavallo

 

Federico I di Napoli

1496

 

 

 

Cavallo**

 

Luigi XII Re di Francia

1501 - 1503

Carlino

 

 

Cavallo

 

Carlo V imperatore

1519 - 1556

Tarì

Carlino

Cinquina

Cavallo-

 

 

* in questo lavoro non si prende in considerazione l’interezza di tutte le varianti di conio, numerose, ma si dà una panoramica di tutti i tipi aquilani. Per conoscere in maniera più approfondita le restanti varianti di tipo conosciute, la rarità e il prezzo corrente di mercato delle monete, si rimanda ai testi consigliati e alle monografie (cfr. bibliografia essenziale)

** ribattitura di monete di Carlo VIII

- coniata anche a Napoli, qui è omessa (cfr. bibliografia essenziale)

Una menzione a parte merita la Cella (da Aucella per la presenza di un’aquila nel campo), pezzo originale ed esclusivo di Aquila. E’ detta anche quartarola (1/4 carlino) o trentina (30 denari).

In base a questi dati si può affermare che il rapporto tra le monete Aquilane, almeno nel periodo Angioino fosse il seguente:

 

1 carlino = 6 bolognini  / 1 bolognino = 5 quattrini / 1 quattrino = 4 denari

ovvero

1 carlino = 120 denari   

 

 

Nel periodo Aragonese la monetazione Aquilana si allinea a quella di Napoli. Spariscono bolognino e quattrino e viene introdotto il cavallo. Il Coronato prende il posto del Gigliato. Ha lo stesso valore del Carlino, che comunque si continua a battere. 

La monetazione è completata dai seguenti pezzi:

- Tarì d’argento, moneta pari a due carlini.

- Armellino, moneta d’argento pari a 1/2 carlino, Battuta sotto Ferdinando I per commemorare l'istituzione dell'Ordine Militare dell'Armellino. Presentava al dritto un ermellino andante con la scritta DECORUM ed al rovescio lo stemma degli Aragona.

 

- Reale Aragonese: moneta d'argento del valore di 15 tornesi. Fu coniata nel 1443, in seguito ad una concessione fatta il 6 Ottobre 1442 da Alfonso I d'Aragona al Conte di Montorio Luigi Camponeschi.

 

- Cinquina: moneta in argento, pari a 5 tornesi o 1/4 di carlino

 

- Doppio cavallo

 

Il rapporto tra le monete aragonesi diventa:

 

1 carlino = 4 cinquine / 1 cinquina = 5 tornesi / 1 tornese = 6 cavalli

ovvero

1 carlino = 120 cavalli

 

 

CARATTERISTICHE MEDIE DI ALCUNI* TIPI EMESSI

 

     LUIGI I ANGIO’

 

 

 

Bolognino                     D/ + .LVDOVICVS.REX. - Nel campo A.Q.L.A  disposte a croce attorno a globetto

Argento  0,65 – 1,2 gr.  R/ .S.PETRUS.PP.FES              - Busto di san Pier Celestino papa, mitrato

diametro 13-18 mm

 

 

 

 

 

 

 

 

Quattrino                      D/+ .LVDOVICVS.REX - Croce patente, giglio nel quadrante basso a sinistra

Mistura 0,9 – 1,5 gr.      R/ + .DE  AQVILA.:.    - Leone gradiente a sx, con la bocca aperta e coda alzata

Diametro 18-20 mm

 

 

 

Denaro Provisino1           D/+ LVDOVICVS*REX -Pettine sormontato da cerchio,giglio e una mezza luna

Mistura 0,38 gr. ca.       R/ + DE.AQVILA        - Croce patente

Diametro 17-18 mm

1: La fonte del disegno della moneta è: “Le Monete dell’Aquilano”, Alberto D’Andrea, Christian Andreani, Qui Roseto edizioni

 

 

 

 

               LADISLAO di DURAZZO           

 

 

Bolognino                     D/ +LADISLAVS REX  - Nel campo A.Q.L.A. attorno a globetto

Argento 0,55- 0,91 gr.   R/  S.PETRVSPP9FE    - Busto di san Pier Celestino con croce trifogliata

Diametro 14-17 mm

 

 

 

Quattrino          D/ +LADISLAVS ° REX (giglio) - Croce patente, giglio nel quadrante in alto a destra

Mistura 0,56 – 0,96 gr.      R/ +.VGA.IRL.7.SIC.I.AQL. -Leone gradiente a sx, con bocca aperta e coda rialzata

Diametro 17-18 mm

 

                                                                       

 

 

 

Denaro Provisino2         D/+ LADISLAVS*REX -Croce patente con fiordaliso nel quadrante in alto a sinistra

Mistura 0,40 gr. ca.       R/ + DE.AQVILA        - Pettine sormontato da una stella, una A e una mezza luna

Diametro 19 mm ca.

2: La fonte del disegno della moneta è: “Le Monete dell’Aquilano”, Alberto D’Andrea, Christian Andreani, Qui Roseto edizioni

 

GIOVANNA II

 

 

mezzo carlino                D/ +IhOAnnA°REGINA°SCD DEI GRA - La regina seduta di fronte, tra due protromi di leoni, scettro gigliato nella destra e globo crocifero nella sinistra

Argento 0,95-1,80 gr.            R/ +hVGARIE : IERL : E SICILIE °(aquiletta) –

Diametro 21 mm           Croce gigliata accantonata da 4 fiordalisi

 

 

 

Bolognino                     D/ + IVhANDA:REGINA - Nel campo A.Q.L.A  disposte a croce attorno a globetto

Argento  0,65 – 1,2 gr.  R/ S.PETRUS.PP.9F      - Busto di san Pier Celestino papa, mitrato

diametro 13-18 mm

 

 

 

Cella                            D/ +IVhanDA° REGINE - nel campo aquila spiegata con testa a sx

Argento 0,77 – 1,0 gr.   R/ S.PETVS PP  - Santo nimbato, benedicente, con piviale chiuso da giglio e croce Diametro 18 – 18 mm      trifogliata.

 

 

Quattrino                      D/ +IVhAhNA : REGINA  - Croce patente, giglio nel secondo angolo

Mistura 0,63 – 0,87 gr.      R/ + DE : AQVILA : - Leone gradiente a sx, con bocca aperta e coda  alzata

Diametro 17-18 mm

 

 

RENATO ANGIO’

 

 

 

Gigliato             D/ +RENATVS P DEI P GRE P IRVLE P SIC PR - re coronato, seduto di fronte tra due

Argento  3,45 gr.           protomi di leone, con scettro gigliato e globo crucigero; a sinistra,  aquiletta.

Diametro 19,3 mm        R/ +ONOR P REGIS P IVDICIVP DILIGIT  - Croce fiorata accantonata da gigli

 

 

 

 

Cella                            D/ +RENATVS:REX:DEI:GR - nel campo aquila spiegata con testa a sx

Argento 0,77 – 1,0 gr.   R/ S:PETRVS:PP  - San Pietro Celestino nimbato, benedicente, con processionale                nella mano sinistra       

 Diametro 18 mm         

 

 

 

Quattrino                      D/ + RENATVS:REX:DEI:GR - Croce patente, giglio nel secondo angolo

Mistura 0,5 – 1,15 gr.      R/ + DE : AQVILA : - Leone gradiente a sx, con bocca aperta e coda  alzata

Diametro 17-18 mm

 

 

 

ALFONSO I ARAGONA

 

 

 

 

Carlino                         D/ + : ALFONSVS : D : G : R : ARAG : S : C : V : F  – Stemma a tutto campo,

inquartato di Aragona (palato al I e IV) e Napoli (II e III).

Argento 3,52 gr.            R/ + : DNS : M : ADIVT : ET : EGO : DE : I : M  - Il re coronato, seduto di fronte

Diametro 27,3 mm        tra due protomi di leone, con scettro gigliato e globo crucifero ,

 

 

 

 

Reale                           D/ + :ALFONSV DEI GRACIA : RES  – al centro testa coronata del sovrano

Argento 2,90 gr.            R/ + CICILIE:CITRA:ET:VLTRA- Quadripartitura con insegne Aragona, Gerusalemme-Ungheria

Diametro 23-24 mm     

 

 

 

Cella                            D/ .REX.ALFONSVS– nel campo aquila spiegata con testa a sx

Argento 0,90 gr.            R/ S.PETRUS.C. - San Pietro Celestino nimbato, benedicente, con processionale                nella mano sinistra       

Diametro 16-17 mm     

 

 

FERDINANDO I ARAGONA

 

 

Carlino                         D/ + DNS : M : ADIV : ET : EGO : D : INM – re coronato, seduto tra leoni, con

Argento                        scettro e globo crocifero, a sinistra S, aquiletta in basso nel giro della leggenda.

                                   R/ +FERDINANDVS : D : G : R : S : I : V  - campo inquartato di Napoli e Aragona,

Diametro 27 mm           palato nel primo e quarto.

 

 

 

 

Coronato                      D/+ CORONATVS.QA.LEGITIME.CERTA–profilo del sovrano incoronato, aquila in basso ad ali spiegate

Argento 4,00 gr.            R/ +FERDINANDVS.D.G.R.SICILIE.IERVS- Croce potenziata e tratteggiata

Diametro 30-31 mm     

 

 

 

Coronato                      D/ FERDINANDVS:D:G:R:SICILIE:HI –profilo del sovrano incoronato, aquila in basso ad ali spiegate, sotto i capelli del re lettera T

Argento                        R/ *IVSTA.TVENDA. - Arcangelo Michele che uccide il drago. Sotto T (maestro di zecca Tramontano, cfr. in www.lamonetapedia.it )

 

 

 

 

Armellino                     D/ FERRANDVS:D:G:R.SIC –stemma araldico quadripartito con insegne alternate di Napoli-Gerusalemme-Ungheria ed Aragona

Argento 1,70 gr.            R/ .SERENA OMNIA.-Armellino, con in alto drappo con scritta DECORVM, all’esergo un’aquila e una T tra due rosette       

Diametro 20-21 mm     

 

 

 

Cavallo ***                    D/ FERRANDVS  ° ° ° ° °  REX  - testa coronata a destra

Rame  1,87 gr.              R/ EQVITAS ° REG   NI  - cavallo passante a dx, sopra rosetta, sulla destra segno di

Diametro 18 mm           zecca che taglia leggenda, all’esergo sigla tra rosette.

*** Numerose sono le varianti di questo cavallo.

 

 

 

 

MONETAZIONE AUTONOMA DELLA RIVOLTA

 

 

Cavallo                        D/ + IИИOCEИTIVS PP VIII – chiavi decussate e legate, sormontate da triregno

Rame  1,86 gr.              R/ . ΛQVILΛNΛ .LIBERTΛS  - aquila spiegata a sx , con corona che taglia 

Diametro 20 mm           leggenda

 

CARLO VIII

 

 

 

 

Scudo   D/ CHARLES*ROY*D*FRE, in basso lettera K  –tre gigli in scudo coronato (scudo di Francia)

Argento  1,83-2,173 gr.  R/CITE*DE*LEIGLE-aquila coronata ad ali aperte inserita in cornice quadrilobata

Diametro 24 mm ca.    

 

 

 

Doppio Cavallo             D/ + CAROLVS .REX . FRANCORUM (rosetta) – scudo di Francia

Rame  2,89 gr.              R/ AQVILANA.CIVITAS - Monogramma IHS**** con croce, in basso aquila

Diametro 18-19 mm     

****Trascrizione latina abbreviata del nome greco di Gesù. Nel medioevo si credeva erroneamente che si trattasse di un acronimo di Iesus Hominum Salvator”

 

 

 

Cavallo *****                 D/ + CAROLVS . D . G .REX . FRANCO (rosetta) – giglio in scudo coronato

Rame  1,62 – 2,10 gr.    R/ AQVILANA CIVITAS (rosetta)  - Croce gigliata con aquiletta nel secondo

Diametro 18 mm           angolo.

*****Esistono almeno quattro tipologie diverse di cavallo con Carlo VIII re. E’ qui rappresentata la più rara.

 

 

LUIGI XII

 

 

 

 

 

 

Carlino                         D/ (giglio) LVDO.FRAN.RE   GNIQ  NEAP° R  - re coronato, seduto, in basso protromi di leone che tagliano leggenda, sulla sinistra segno di zecca (aquiletta),

Argento 3,54 gr.            in cerchio perlinato.

                        R/ (giglio) EXVLTENT . ET . IMP . LETENTVRONS  -

Diametro 25 mm           Croce potenziata con gigli alle estremità  

 

 

Cavallo                         D/ (giglio) LVDO:FRAN:REGNIQ:NEAP: REX  - corce potenziata con giglio ad ogni estremità

Rame 1,85 gr.

                        R/ POPVLI COMMODITAS- scudo coronato di Francia, in basso aquila

Diametro 17 mm           Croce potenziata con gigli alle estremità  

 

 

CARLO V

 

 

Tarì                              D/ +:CAROLVS : R IIIII : RO : IM   - Busto a dx coronato e barbuto,

Argento 5,14 – 6,22 gr.  sulla sinistra segno di zecca A, cerchio perlinato tra due lineari

                        R/ HISPAN VTRIVS : SICIL :R   -  Stemma semiovale, inquartato e coronato,

Diametro 24 – 27 mm    sovrapposto all’aquila bicipite coronata

 

 

 

 

Carlino                         D/ CAROLVS :  IIIII : RO  IM  - Profilo del sovrano incoronato dietro lettera R

Argento 3,00 gr.           

                      R/ R:ARAG:VTRIVS:SICIL:- Toson d’oro sospeso a due rami di alloro, sotto  rosetta

Diametro 24 – 25 mm   

 

 

 

Cinquina                       D/ .PLVS:VLTRA. –Due colonne sulle onde, legate da un nastro, sormontate da corona e con al centro un trifoglio          

Argento 0,65 gr.           

                        R/ R:ARAG:VTRIVS - Toson d’oro sospeso a due rami di alloro 

Diametro 11-12 mm   

 

 

 

 

 

Bibliografia Essenziale:

 

  • “Le Monete dell’Aquilano”, Alberto D’Andrea, Christian Andreani, Qui Roseto edizioni.
  • “Le Monete del Reame delle Due Sicilie”, Memmo Cagiati,  Tipografia Melfi & Joele, Napoli 1912
  • “Le Monete di Napoli”, Michele Pannuti, Vincenzo Riccio, Nummorum Auctiones S.A., Lugano 1984
  • “CNI” volumi XVIII e XIX, S.M.R.I. Vittorio Emanuele III




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