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IL TALLERO DI MARIA TERESA, DOLLARO DEL COLONIALISMO E DELL?IMPERIALISMO ? STORIA, TRANSAZIONI, USI E COSTUMI.

Autori: Gionata Barbieri- Aprile 2007

 

 

Il nominale precursore del Dollaro fu la moneta conosciuta come Tallero (gi? dai nomi ? facilmente intuibile la correlazione e la coincidenza che sussiste tra le monete). Ha ancor pi? senso, il legame tra i due tipi di monete, se si considera il famosissimo Tallero di Maria Teresa d?Austria. Esso ha svolto per quasi due secoli il ruolo che effettivamente oggi riveste il Dollaro USA nei mercati internazionali, valuta franca e (nella pratica) universalmente riconosciuta e cambiata.

Minimo comune multiplo delle due monete non sono solo l?origine e la funzione, ma anche il contesto di diffusione, cio? una economia a scala globale e di rapide transazioni, atta a sostenere lo sforzo colonialistico ed imperialistico delle Nazioni europee tra XIX-XX secolo per quanto concerne la moneta ?austriaca?, e l?imperialismo delle fonti energetiche e delle materie prime con i ?verdoni? dei nostri giorni.

Il Tallero nacque nell?area germanica come risposta all?esigenza della nascente Borghesia dell?Et? Moderna di avere monete pi? adatte, a livello ponderale, negli scambi commerciali tra i diversi ceti cittadini, senza ricorrere a monete d?oro (spesso straniere) troppo pesanti e sconvenienti, quando si trattava di far riferimento a grosse somme, n? tanto meno alle pre-esistenti monete argentee di intrinseco troppo ristretto e che seguivano il modello del Grosso (Tornese) di Luigi IX di Francia, San Luigi (Fig.1).

Si comp? un primo passo in avanti, verso il Tallero vero e proprio, nel 1486 (qualcuno sostiene 1484) quando l?Arciduca Sigismondo del Tirolo, resosi conto della grande penuria delle proprie riserve auree, stabil? che il rapporto tra oro e argento fosse di 1/12 ed inizi? la coniazione di monete d?argento di grosso modulo: i Guldiner o fiorini d?argento (Fig. 2). La scoperta di grossi giacimenti argentei in numerose aree dell?Impero, facilit? la diffusione e l?imitazione delle nuove monete in lungo e in largo, dalla Renania fino all?Ungheria.

Nel 1520 il conte di Bassano del Grappa Steffan Schlick, sfruttando la concessione del diritto di battere moneta (multipli e sottomultipli di Fiorini e Grossi) ottenuta nel 1517 dalla Dieta di Boemia, coni? presso la zecca di Joachimsthal, Guldiner con l?immagine di San Gioacchino (il santo patrono, Fig. 3) denominati prima Joachimsthaler, poi abbreviati in Thaler fino a raggiungere la forma odierna di Taler. Nel 1528 terminarono le coniazioni e furono riprese nel 1547 dall?imperatore in persona; Joachimsthal crebbe fino a diventare la terza zecca del Regno di Boemia. Il Tallero si diffuse in maniera eccezionale. Poich? un editto del 1442 vincolava qualsiasi moneta d?oro fosse coniata al controllo imperiale, tutte le citt? che possedevano una miniera d?argento ed anche quelle che non le avevano ma che erano pi? intraprendenti e dallo spirito pi? autonomo, iniziarono a coniare Talleri, tanto che Carlo V tent? di bloccare questa diffusione proibendo tutte le nuove emissioni (1551). L?imperatore non riusc? nell?intento ed il Tallero si impose pi? di prima. L?esigenza dei mercati ed un po? anche ?la vanit? dei signori tedeschi, amanti delle loro belle insegne araldiche, diedero impulso alla coniazione di multipli di Tallero, che col tempo addirittura svolsero un ruolo di moneta di ostentazione o di moneta ?magica? e ?sovrannaturale?. Spostandoci al 1780 si arriva alla coniazione del Tallero dell?imperatrice Maria Teresa d?Austria (morta in quello stesso anno, si trattava quindi di riconiazioni postume; nella realt? Maria Teresa inizi? a coniare Talleri gi? dal 1741 con stile diverso rispetto a quello con millesimo 1780) presso la zecca di G?nzburg e di Vienna (poi Karlsburg, Kremnitz, Praga, Hall; Figg. 4-9). La descrivo: D/ ?busto dell?imperatrice in et? matura e con velo vedovile; M ?. ?THERESIA ?D ?. ?G ?. ?R ?. ?IMP ?. ?HU . BO . REG . R/ aquila bicipite coronata con scudo dell?impero asburgico (scudo quadripartito con armi di Ungheria, Boemia, Borgogna, Burgau come si vede in Fig. 10) ; ARCHID ?. ?AVST ?. ?DUX ?. ?BURG ?. ?CO ?. ?TYR ?. ?1780 ?. ?X? . La legenda latina abbreviata recita ?Maria Teresa Imperatrice Romana per Grazia di Dio Regina d?Austria e d?Ungheria? al dritto, al rovescio invece ?Arciduchessa d?Austria Duchessa di Borgogna Contessa del Tirolo?. Sul contorno si legge IUSTITIA ET CLEMENTIA in rilievo tra ornati e rosette (Fig. 11). ?La coniazione rispetta i requisiti stabiliti attraverso l?editto imperiale di Vienna del XVIII secolo secondo cui da due libbre d?argento si ottenevano 35,6 Talleri, in particolare la moneta aveva un titolo di 833 millesimi (833/00) per un peso di 28,0668 grammi e un diametro di 42,50 mm. Il simbolo X (o croce decussata, Fig. 46) posto dopo il millesimo 1780, indica che la moneta ? stata coniata seguendo la convenzione monetale del 21 Settembre 1753 (annullando di fatto l?editto del 30 Luglio 1748).

Al dritto, sotto il busto di Maria Teresa, si leggono le lettere SF, iniziali rispettivamente del maestro di zecca Tobias Sch?bl e del conservatore Joseph Faby (ci? avviene solo sulle monete battute riprendendo il conio originario di G?nzburg, quelle che non seguono tale tipologia riportano generalmente le iniziali dei diversi maestri di zecca); l?incisore della moneta ? J.B. W?rschbauer.

L?intrinseco d?argento rest? pressoch? stabile per i? quasi due secoli in cui circol? la moneta e, grazie a tale prestigio e continuit?, super? ben presto anche i confini dell?impero asburgico. Il successo della moneta (come si vedr?, anche in suolo extraeuropeo) fu pure garantito dall?elegante aspetto della moneta. Attraverso i Balcani entr? pienamente nell?Impero Ottomano (sovrapponendosi ai loro mejidiye) e dal Medio Oriente si introdusse in Africa. La moneta quindi non era apprezzata solo per la sua preziosit? ma anche come moneta di transazione, di conversione. Tutta la penisola arabica fu conquistata dalla moneta di Maria Teresa tanto da nominare il Tallero ?abu nuqta? (l?unico con i punti), ?abu tayr? (l?unico con gli uccelli) e ?abu reesh? (l?unico con le piume) alludendo all?intricata incisione del conio. In Africa spazi? dal Sudan fino all?Angola ed al Mozambico, sconfinando poi nell?Atlantico verso l?arcipelago delle Azzorre.

Oramai in questi luoghi, con l?elevato livello raggiunto dalla tecnologia della rivoluzione industriale (iniziata proprio verso la fine del ?700) rispetto agli standard di epoche precedenti, la ricerca di materie prime, metalli e di quant?altro necessario allo sviluppo e al sostegno della attivit? industriali europee fu pressante e si diede inizio ad una epoca di massiccia colonizzazione dei territori africani ed asiatici che, allo scadere del XIX secolo, degener? nel fenomeno dell?imperialismo. A costo di dure e nefaste campagne militari gli stati europei pi? forti costituirono, a spese degli indigeni, dei nuovi organismi territoriali depredandoli di tutte le loro ricchezze, ma in questa pessima gestione dell?uomo industrializzato, molti popoli ebbero il primo vero e proprio impatto con la modernit? e con la tecnologia, in primis l?uso della moneta, trapassando da una situazione di sostanziale baratto o uso pre-monetale ad una realt? monetizzata evoluta.

Il conio principe di questo mondo che iniziava a ?globalizzarsi? era proprio il Tallero di Maria Teresa d?Austria per i motivi gi? descritti.

Con l?apertura del Canale di Suez (1869), l?asse degli scambi commerciali pass? dall?Oceano Atlantico a quello Indiano, e la moneta si espanse nel Corno d?Africa, nel Tanganica e presso Zanzibar. Pass? anche all?Estremo Oriente giungendo agli scali di Macao e alle isole di Giava e dell?arcipelago indonesiano (le Indie Olandesi).

L?enorme circolazione del Tallero fece si che esso fu coniato veramente tanto, si stimano addirittura oltre 350 milioni di riconii di provenienza extra-imperiale e 500 milioni di Talleri dell?impero tedesco.

E? facilmente immaginabile che nel circolare in territori completamente diversi e distanti, da quelli previsti in origine, le monete di Maria Teresa avessero molte contromarche. Se ne contano veramente tante; di seguito elencher? solo le principali.

Dal 1811 le contromarche in Fig. 12 rendono valido il Tallero, rispettivamente, nelle Azzorre e Sao Tom? e Principe. Nel 1854 il Tallero ? reso valido a Madera (Fig. 13) e nel 1887 nell?Africa portoghese in generale e a Macao, con la contromarca GP, governo portoghese. Nel 1888 e 1895 con la punzonatura rappresentata in Fig. 14 lo si conferma in Mozambico. Sempre nel 1895 i Portoghesi lo rendono valido con il punzone di Fig. 15 a Loren?o Marquez. Nel 1889 una contromarca araba (Fig.16) rendeva valido il Tallero a Monaquar e Quaiti. ?Negli ultimi anni del XIX secolo frequenti sono le contromarche apposte sui Talleri per l?area di Gibuti, Obok (alcune coniazioni della ?Grosse Madame? avvennero direttamente nella madrepatria Francia presso la zecca di Parigi e Marsiglia, in quest?ultima furono apposte le contromarche franco-africane) in Figg. 17-18; a Zanzibar e sulla costa prospiciente fu apposta la contromarca raffigurante una scimitarra (Fig. 19) e la scritta araba ?Pemba?. La contromarca per Giava e le Indie Olandesi fu un circolo con scritta in caratteri malaiani ?Java?, come quella rappresentata in Fig. 20. Nel 1906 e nel 1926 furono apposti simboli come quelli raffigurati in Fig. 21 nel Neged; tra il 1916 e il 1923 altre contromarche furono rappresentate sui Talleri in Hedjaz (Fig. 22). Nel 1946 nello Yemen si diffusero i ?Grandi Rial? (?riyal kabir?), cio? Talleri contromarcati come nelle Figg. 23-24, ?da tradursi in tal modo ?Non esiste nessuna divinit? al di fuori di Dio, Maometto ? il suo profeta?. Altre contromarche sono visibili nelle immagini alle Figg. 25-31. Interessante ? il fenomeno che caratterizz? le regioni con popolazione musulmana, dove era obbligo, secondo precetto del Corano, non poter raffigurare nessuna immagine concreta, n? essere vivente (in realt? la storia numismatica ci ha insegnato che spesso il danaro ? pi? forte della religione), per cui le contromarche sui Talleri di Maria Teresa sono generalmente localizzate nell?area del busto dell?imperatrice, con l?intento di ?annullarne? l?icona umana e peccaminosa. In effetti poich? anche i Talleri non contromarcati erano correntemente accettati, le massime autorit? politiche e religiose islamiche, spalleggiate da una ondata di estremismo religioso che rinasceva e che richiamava al ?Jihad? contro gli stranieri speculatori, decisero di bloccare le richieste di nuovi esemplari della moneta, sperando andasse nel dimenticatoio. Il tentativo fu vano, tanto che in alcune zone delle coste oceaniche africane, arabiche ed indiane i Talleri sono stati utilizzati fino agli anni ?80 (secondo alcuni in circolazione ancora oggi!).

Sicuramente queste monete non erano le uniche utilizzate: durante la storia coloniale si confrontarono sui mercati con le Corone inglesi, gli Scudi francesi, italiani, belgi ed olandesi, ma certamente i Talleri ebbero la meglio.

Il successo del Tallero dell?imperatrice fu anche favorito da una citt? a noi molto cara, la nostra Venezia, che intratteneva commerci con tutto il Levante propagandone sempre pi? l?uso.
In generale appare ovvio che l?Italia non pot? essere immune da questa circolazione, addirittura ne riconi? ed imit? gli esemplari austriaci.

Prima fu Firenze, che con il Granduca Ferdinando III di Lorena, tra il 1814 ed il 1818 coni? Talleri con diametro leggermente inferiore alla tipologia originale (41 mm invece che 42,50 mm).

Grazie ad un lavoro di Cesare Johnson (cfr. bibliografia) ? noto che la zecca di Milano tra il 1820 ed il 1846 (probabilmente in maniera non ufficiale anche prima della datazione indicata, 1815-1820?? ), con stampi e punzoni inviati direttamente da Vienna (Fig. 32), coni? numerosi quantitativi di Talleri di Maria Teresa.

Anche Genova coni? dei Talleri dell?imperatrice, e ancor di pi? ne furono coniati a Venezia.

La citt? lagunare realizz? le battiture dal 1815 al 1845, e dal 1849 al 1866 (Fig. 33). Nel biennio 1848-1849 il Governo Provvisorio autorizz? la coniazione di Talleri (Fig. 34) per l? acquisto di armi e viveri durante l?assedio austriaco. La differenza rispetto agli originali sono le aggiunte al dritto delle legende: ?ZECC.VE./ASS.SETT.1848? e ?VEN.ASS.//1848/ZEC.VEN.AR.//DE?CIT? (cio? rispettivamente, ?Zecca di Venezia, Assedio Settembre 1848? e ?Venezia Assediata 1848, Zecca di Venezia argento dei cittadini?). In quel periodo di grande miseria, scriveva il sior Antonio Riola << ? ma quella pettoruta di Maria Teresa, e tenuta come la pi? cara cosa che, dopo la patria non possa avere al mondo >>.

Una nota di merito per Venezia ? che si suppone, a ragione, che il Tallero di Maria Teresa sia nato da una imitazione di un vecchio tipo della Serenissima (a sua volta coniato imitando lo stile di altri Talleri austriaci precedenti). Infatti nel 1759 con Doge Francesco Loredan (e poi anche sotto i successivi dogati di Marco Foscarini, Alvise Mocenigo IV, Paolo Renier, Ludovico Manin) si batt? un Tallero ed un mezzo Tallero con al dritto un busto muliebre ed al rovescio il leone alato di San Marco con il Vangelo (Fig 35). Le legende sono: D/ RESPUBLICA VENETA; al rovescio il nome del doge. Il successo fu molto limitato, nelle terre di Levante, se comparato con i Talleri di Maria Teresa (che per tal motivo furono conosciuti anche come ?Levantine Taler? o ?Levante Taler?). Causa del ?flop? fu parzialmente anche l?aspetto estetico, meno raffinato e nitido nelle monete venete, coniate al martello, rispetto ai Talleri austriaci coniati al torchio.

La pi? abbondante coniazione di Talleri di Maria Teresa in suolo italiano avvenne per? nell?Urbe. A Roma, dopo una convenzione tra i governi italiano e austriaco (9 Luglio 1935), si garant? alla zecca il diritto di battitura di questa moneta per 25 anni (anche attraverso l?appoggio di Hitler, essendo gli Italiani memori dei dinieghi occorsi in precedenza ? 1887, 1918, 1922). Solo negli anni compresi tra il 1935 ed il 1939 furono coniati quasi 20 milioni di esemplari (Fig. 36). Servirono per finanziare e per avere pezzi spendibili nel territorio che sarebbe divenuto l?Africa Orientale Italiana. Questo perch? gli Africani erano avezzi a tale moneta gi? da molti decenni (Fig. 38), sostituendo quasi completamente, lo scambio pre-monetale di barrette di sale lunghe 5 cm e dette ?amol??. Il governo italiano, gi? nel 1918, ordin? l?esecuzione di un Tallero per la colonia Eritrea imitante quello di Maria Teresa (in realt? si tratt? di una coniazione libera, per la maggior parte su ordinazione di privati), ma fu un grosso insuccesso, poich? il busto dell? ?Italia? al dritto non recava un segno di riconoscimento fondamentale per gli indigeni: la spilla (Fig. 39)? che sorreggeva il manto di Maria Teresa (oppure qualsiasi altra sporgenza rispetto ai restanti rilievi), indice dello stato di consunzione della moneta. Il test-saggio fu impossibile da applicarsi ai Talleri di Vittorio Emanuele III, ci? ne determin? la sospensione della coniazione. La delusione del 1918 non era stata unica, infatti anche nel 1891 e nel 1896, un precedente tentativo di introdurre un Tallero italiano (nonch? i sottomultipli 4/10, 2/10, 1/10) sotto Umberto I per l?Eritrea risult? molto scarso. Di seguito sono descritti i due Talleri italiani di Umberto I e Vittorio Emanuele III.

Il primo, in Fig. 40, D/? busto coronato del re Umberto I; UMBERTO ?I ?RE ?D? ITALIA . 1891 . R/ aquila coronata con scudo sabaudo che sorregge collare della SS. Annunziata ?(il rovescio copia le 5 Doppie emesse da Vittorio Amedeo III re di Sardegna nel 1786, si veda Fig. 41); * COLONIA ERITREA * // * TALLERO * .

Il Tallero di Vittorio Emanuele III in Fig. 42: D/? busto muliebre simboleggiante la madre Italia; * REGNUM ITALICUM * 1918 ; R/ aquila coronata e scudo sabaudo; AD ?. ?NEGOT ?. ?ERYTHR ?.? COMMOD ?. ?ARG ?. ?SIGN .? .

Il Tallero di convenzione coniato a Roma aveva caratteristiche metriche e di titolo leggermente diverse dal Tallero originale di Maria Teresa: diametro pari a 40,00 mm invece che 40,25 mm, titolo di 835 millesimi ( 835/00) di argento invece che 833/00. Altra piccola differenza, rispetto al tipo austriaco, ? che il Tallero romano ha la legenda sul contorno maggiormente in rilievo, ma quella peculiare, che ne permette un rapido riconoscimento, ? la presenza di una doppia piuma nella coda dell?aquila bicipite come ? possibile visualizzare in Fig. 37 con il tratteggio rosso.

La coniazione nella zecca di Roma? prosegu? fino al 1950, ed i punzoni furono restituiti alla zecca di Vienna nel 1961. I Talleri dell?imperatrice furono denominati in Etiopia ed in Somalia ?Talaris? o ?Buter?, ?Birr? o ?Ber?, ?Piastra?. I sottomultipli per tali monete nell?Africa Orientale erano: ?Gerch? o ?Chersch? (prima 1/20 poi 1/16 di Tallero), ?Tumun? (⅛ di Tallero), ?Alad? (? Tallero). Addirittura l?imperatrice era appaiata dagli indigeni alla antica e mitologica Regina di Saba (il Tallero era soprannominato anche ?Woman Dollar?).? ?

Tra le due guerre mondiali e durante gli anni dell?ultima Grande Guerra, la battitura di Talleri avvenne copiosa anche presso zecche di Stati che erano nemici dell?asse italo-tedesco: Londra, Birmingham, Leningrado, Parigi, Marsiglia, Lione, Bruxelles, Bombay, Calcutta. Le coniazioni erano avviate con l?intento di poter finanziare le truppe del Negus contro gli Italiani oppure per garantire liquidit? alle truppe Alleate di stanza in Africa. A guerra conclusa, altri Talleri furono realizzati da parte degli inglesi con lo scopo di ingraziarsi le etnie africane del Corno. La circolazione massiccia di Talleri ebbe il ruolo di humus per la coniazione del Tallero etiope (Fig. 43), nominale portante del nuovo sistema monetario dell?Etiopia, per volont? del Negus, nel 1945 (cio? la seconda fase del Birr [=2 scellini=1,50 Talleri di Maria Teresa]; fino al 1936 vi fu la? fase del primo Birr [=MTT veri e propri, Fig. 38, oppure i Birr di imitazione, Fig. 44] ).

 

Come si ? potuto leggere, la storia del Tallero di Maria Teresa rappresenta la storia dell?uomo industrializzato e colonizzatore. Questa bella e grande moneta ? stata simbolo di ricchezza e prosperit? per secoli e, sia nel bene che nel male, ha rappresentato il mondo europeo quasi in ogni angolo del globo. Lo scopo di questo breve manuale non ? quello di dare una riflessione di pura storiografia ma, di rapportare il fenomeno del vento colonialista con il mezzo monetale. A tal fine credo sia utile fornire degli esempi di transazioni nonch? di usi e costumi legati all?uso dei Talleri di Maria Teresa (si ricorda che le analisi dei prezzi in un mercato sono sempre soggetti alla ?legge della domanda e della offerta?, quindi sono prezzi con semplice valenza esemplificativa e sono da considerarsi validi esclusivamente nel contesto descritto).

 

 

Anzitutto il mercato degli esseri umani; invero il Tallero fu una delle principali monete del commercio schiavista: il prezzo di uno schiavo, in loco (Corno d?Africa), era infatti oscillante tra i 12 ed i 14 Talleri a seconda del vigore fisico dell?uomo da ?comperare?.

 

 

Abram Wakeman (cfr. bibliografia), prendendo informazioni dal New York Gazette and Weekly Mercury, February 13, 1775, scrive che il prezziario degli schiavi presso l?agenzia del broker newyorkese William Tongue era il seguente:??????????

  • Un domestico nero di 22 anni che ha avuto il vaiolo, 355,55 Talleri;
  • Un domestico nero di 40 anni circa, 222,22 Talleri;
  • Un domestico nero di 30 anni, 222,22 Talleri;
  • Un nero di 27 anni buon contadino, 400 Talleri;
  • Un nero di 27 anni discreto cuoco, buon giardiniere ed esperto di materie domestiche, 444,44 Talleri;
  • Un nero di 16 anni, 400 Talleri;
  • Un domestico nero di 30 anni, con un figlio di 5 anni; 266,66 o 355,55 Talleri;
  • Un nero di 22 anni, utile in ogni attivit? domestica; 355,55 Talleri.

N.B. : I prezzi erano in origine espressi in ? (sterling), per la conversione si ? utilizzato ?Tables of sterling exchange: in which are shown the value of a sterling bill for federal money? di George Oates (cfr. bibliografia).

 

 

I pellegrini musulmani, che a volte attraversavano anche interi continenti per raggiungere la Mecca, usavano come moneta franca per tutti i pagamenti lungo il loro viaggio proprio il Tallero di Maria Teresa. Esso rappresentava anche un peso standard nelle attivit? commerciali.

 

 

Nello Yemen e in Arabia Saudita il Tallero di Maria Teresa, secondo quanto ci riferisce Clara Semple, era usato come gioiello, attorniato da pietre e? gemme oppure come pendente appiccagnolato ad una catenina.

 

 

Passatempo che divertiva gli Arabi e gli Africani era contare il numero di piume dell?aquila bicipite, oppure il numero di perline incise nella spilla ovale di Maria Teresa; di qui nascono gli appellativi? ?abu reesh? e ?abu nuqta?.

 

 

Durante le fasi di trasporto, tutti i carovanieri si lamentavano della difficolt? di lavorare con sacchi pieni della preziosa moneta, in groppa a cammelli e muli, percorrendo sentieri di deserti e montagne!

 

 

Nel 1867 il generale britannico Sir Robert Napier, che comandava sugli altopiani etiopi un esercito di 30000 uomini provenienti dall?India con l?incarico di liberare il console di Sua Maest? tenuto ostaggio dall?imperatore Teodoro, si rese conto che avrebbe potuto acquistare i rifornimenti dagli indigeni esclusivamente utilizzando i Talleri di Maria Teresa. In fretta e furia fu imbastita la compilazione di un dispaccio che permise l?arrivo, direttamente da Vienna, di carghi di cinque milioni di Talleri che raggiunsero i militari sul dorso di migliaia muli, cavalli ed elefanti.

 

 

Alexine Tinne, olandese esploratrice dei deserti nord-africani nel XIX secolo, fu uccisa in un raid di Tuareg probabilmente per l?ingente quantit? di Talleri che trasportava la spedizione.

 

 

Presso il mercato di Karthum, il console dell?Impero Austro-Ungarico nel 1878, pagava frumento 3 Talleri al Rub (14,4 Kg generalmente; talvolta scendeva fino a 11,3 Kg a seconda delle zone geografiche) in epoca di carestia. Il ?Dokhon? (una specie di miglio), pass? sempre durante la medesima carestia da 3 Talleri a 37 Talleri l?Ardeb (sacco di circa 100 Kg) nel Cordofan e nel Darfur a 140 Talleri l?Ardeb. Il nutrimento fu quasi esclusivamente appannaggio dei coloni, la grande massa pativa la fame.

 

 

L?esperienza coloniale italiana si pu? dire che abbia proprio inizio con il Tallero. Infatti, l?ex missionario lazzarista Giuseppe Sapeto (in veste di rappresentante della Compagnia Rubattino), acquist? la Baia di Assab (1880), primo nucleo della colonia Eritrea, per un prezzo di 13000 Talleri pagati al sultano Raheita Berehan.

 

 

Nel mercato di Gondar, in Etiopia, agli inizi del XIX secolo era possibile acquistare cavalli con un prezzo oscillante da 10 a 20 Talleri, muli con un prezzo compreso tra 8 e 15 Talleri. Con un valore di 2 Talleri era possibile acquisire un?oncia ed un quarto di oro.

 

 

Sempre nei primi anni del XIX secolo, presso Massaua, era possibile comprare con un Tallero 20 sacche di pelle colme d?acqua, cio? circa 100 galloni.

 

 

Nel 1852, le importazioni in Massaua provenienti dall?India ammontavano, secondo il console britannico Walter Plowden, ad un valore di circa 133500 talleri; invece le importazioni provenienti dall?Arabia e dall?Egitto, contemporaneamente, totalizzavano un valore di 73065 talleri.

 

 

A Souakin un cammello costava 4 Talleri agli inizi del XIX secolo.

 

 

Il mercato ittico del Benadir occupato dagli Italiani, prevedeva la vendita all?ingrosso, a commercianti delle zone di Zanzibar e Mombasa nonch? a navi europee, di pesce-cane secco al prezzo di 2 Talleri per 16 Kg (frasil) e sacchi di sardine ad un Tallero cadauno.

 

 

Alla met? del XIX secolo a Zanzibar il prezzo del caff? normale era di 3,75 Talleri per frasil, invece del caff? mocha era di 5,50 Talleri per frasil. Lo ?zucchero scuro del Bengala? costava 3,50 Talleri per frasil, la melassa 1,25 Talleri a frasil.

 

 

Nel distretto tanzaniano del Wande il prezzo della resina copal era presso la trib? dei Wawande di 1,50 o 2 Talleri per frasil, invece sulla costa (Zanzibar, Mombasa) 3,50 Talleri per frasil (prima met? del XIX secolo).

 

 

Sempre nel vecchio Tanganica del XIX sec. era possibile acquistare avorio ottenuto da zanne di elefante al prezzo di 30/35 Talleri a frasil. Nel Wabisa, il prezzo del ?bab kalasi? (piccole zanne sotto le 20 libbre) era di 24-25 Talleri. A Zanzibar l?avorio ottenuto dai denti di ippopotamo era venduto al prezzo di 40-45 Talleri per frasil, invece l?avorio ottenuto dai corni di rinoceronte era venduto per 8-12 Talleri a frasil. Sempre a Zanzibar il prezzo di un manzo variava tra 5-8 Talleri, invece il prezzo di una mucca oscillava tra 6 e 9 Talleri.

 

 

Il caff? a Djidda negli anni mezzani del XIX secolo era venduto con un prezzo oscillante tra 24 e 35 Talleri per circa 50 Kg. Nel 1814, il wali d?Egitto Mohammed Aly Pasha, impose ai pellegrini diretti alla Mecca il pagamento di una tassa di 18 Talleri pro-capite. I comandanti delle imbarcazioni arabe stanziate presso Suez, le quali effettuavano il traghettamento dei pellegrini attraverso il Mar Rosso fino al porto di Djidda (luogo di partenza per le carovane di pellegrini verso la Mecca), venivano pagati per 6 Talleri a passeggero. ?

 

 

Nel mercato sudanese di Kuka, nel 1870, un eunuco costava dai 50 agli 80 Talleri, una concubina tra i 40 ed i 100 Talleri.?

 

 

Joseph Kalmer e Ludwig Hyun al capitolo XIII del loro volume Abessinien, affermano che oltre il 20% dei Talleri di Maria Teresa coniati fino al 1931 terminarono col circolare in Abissinia.

 

 

Agli inizi del XIX secolo a Colombo, nell?isola di Ceylon, 30 Fanam corrispondevano ad un Tallero. A Madras 28 Fanam corrispondevano ad un Tallero. A Bangalore per circa 1/5 o 1/6 di Tallero era possibile acquistare una capra; un bue di et? pari a cinque anni costava al massimo un Tallero; una mucca costava intorno ai 5/6 di Tallero.

Intorno alla met? dell?Ottocento tutti i prezzi crebbero di almeno 1/3 Tallero (ca. 10 Fanam).?

 

 

Ad inizio XIX secolo presso il porto di Giava, rivolgendosi direttamente ai coltivatori, il prezzo dello zucchero ?bianco? variava tra 5 e 6,5 Talleri per pecul (136 libbre), lo zucchero ?scuro? invece aveva un prezzo oscillante tra 4 e 4,5 Talleri per pecul. Durante la fase di esportazione verso l?Europa il prezzo cresceva fino a 8 Talleri al pecul per lo zucchero ?bianco? e 6 Talleri al pecul per lo zucchero ?scuro?. Lo stesso zucchero era poi venduto dagli Europei (soprattutto Olandesi) ai Giapponesi per 20 Talleri al pecul.

A Bengkulu, nell?isola di Sumatra, lo zucchero variava tra 4 e 5 Talleri per pecul.

Nella Cina meridionale il prezzo dello zucchero ammontava a circa 2,8 Talleri.

 

 

?A Canton, nei primi anni dell?Ottocento, il prezzo di un pecul di pinne di squalo (usate per preparare una zuppa popolarissima) variava tra 15 e 18 Talleri.

 

 

Presso Muscat il bestiame, nel 1850 circa, aveva i seguenti prezzi: i cammelli, a seconda della loro razza e della loro qualit? ed et?, costavano tra 30 e 300 Talleri; le capre tra 4 e 6 Talleri; le pecore tra 1,25 e 6 Talleri; gli asini di Oman tra 1 e 14 Talleri.

 

 

A Smirne nel 1850, 24 Piastre del sultano equivalevano ad un Tallero; a Costantinopoli 27 Piastre equivalevano ad un Tallero; in Alessandria d?Egitto 22 Piastre corrispondevano ad un Tallero.

Conseguentemente a Costantinopoli, nella met? del XIX secolo, un ?rispettabile? narghil? costava 1/3 di Tallero; il miglior ?tumbeky? (tabacco) proveniente dagli altipiani al confine con la Persia era valutato intorno al Tallero per oka (1,28 Kg circa); il vino di buona qualit? costava per i locali ? Piastra o ? di Piastra, per gli Europei e gli americani valeva 1 Piastra; oggettistica e preziosi realizzati in agata, rubini e cornalina variavano tra 8 Piastre e 30 Talleri; il caff? che giungeva nella capitale ottomana dopo aver transito per l?Italia, veniva venduto a poco pi? di ? Tallero (generalmente 16-18 Piastre) a rottolo, lo zucchero da 10 a 12 Piastre per rottolo, il riso tra 5 e 6,5 Piastre; il pepe 1/3 di Tallero al rotolo; manifatture in rame al costo variabile tra 7 e 9 Talleri cadauna.?

 

 

L?onorario di un visir dell?Impero Ottomano era di 3704 Talleri mensili, degli agenti delle imposte di primo livello variava tra 463 e 555 Talleri mensili, per quelli di secondo livello 333 Talleri mensili.

 

 

Ad Alessandria d?Egitto, l?imposta media sugli schiavi era di 6,36 Talleri.

 

 

Di seguito sono presentati alcuni prezzi al Cairo nel 1827 (1 Tallero = 12,5 piastre), affiancati dai prezzi degli stessi prodotti nel 1841-1842 (1 Tallero = 15 Piastre), pp. 471-473 de ?Modern Egypt and Thebes: Being a Description of Egypt; Including the Information Required for travellers in that country?, volume II, di Sir John Gardner Wilkinson, Londra, 1843? :?

 

 

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Presso i confini danubiani dell? Impero Ottomano un quintale di ferro valeva tra 1/6 ed 1/5 di Tallero. La migliore seta invece valeva intorno ad 1/3 di Tallero per oka. Ci? accadeva nel primo trentennio del XIX secolo.

 

 

Numerose sono le contromarche di origine privata, realizzate sino a tempi recentissimi, che ricorrono sui Talleri di Maria Teresa, legate soprattutto a grosse imprese ed in minima parte ad organizzazioni private o famiglie importanti (Fig. 45).

 

 

 

Qui si conclude il manuale, ma certamente non si conclude la storia del Tallero di Maria Teresa (secondo la dizione germanica ed anglosassone ?MTT?- N.B.: il Tallero di Convenzione coniato presso Roma l?ho arbitrariamente e volutamente designato MTCT ponendomi sulla scia dell? acronimo teutone per pura comodit?), i cui aneddoti da pi? secoli costellano la saggezza popolare indigena ed europea.

Seguono le tavole delle immagini, alcune utili tabelle, bibliografia e links.

 

 

 

TAVOLE IMMAGINI:

 

 

 

 

Fig. 1: Grosso Tornese di Luigi IX di Francia il Santo (asta CNG, Triton X-9/01/2007)

 

 

 

 

Fig. 2: Guldiner, zecca di Hall, 1486 per Sigismondo del Tirolo (asta K?enker 122, 14/03/2007)

 

 

 

 

Fig. 3: Joachimsthaler di Steffan Schlick (asta K?enker 122, 14/03/2007)

 

 

 

 

 

Fig. 4: MTT zecca di G?nzburg, riferimento Hafner 27B

 

 

?

 

Fig. 5: MTT zecca di Vienna, riferimento Hafner 6

 

 

 

?

 

Fig. 6: MTT zecca di Karlsburg, riferimento Hafner 1a

 

 

 

?

 

Fig. 7: MTT zecca di Karlsburg, riferimento Hafner 79

 

 

 

?

Fig. 8: MTT zecca di Praga, riferimento Hafner 4

 

 

 

?

 

Fig. 9: MTT zecca di Hall 1983, riferimento Hafner 61a2

 

 

 

1780 Shield-of-arms

 

Fig. 10: scudo quadripartito dell?aquila nei MTT

 

 

 

 

Fig. 11: ornati che campeggiano sul bordo dei MTT

 

 

 

?

 

Fig. 12: contromarche rispettivamente per le Azzorre e Sao Tom?

 

 

 

 

Fig. 13: una contromarca valida per Madeira

 

 

 

 

Fig. 14: MTT contromarcati per il Mozambico

 

 

 

 

Fig 15: contromarca per Loren?o Marquez

 

 

 

 

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Fig. 16: alcune contromarche valide per Quaiti

 

 

 

 

Fig. 17: alcune contromarche per Gibuti

 

 

 

 

Fig. 18: contromarca per Obok

 

 

 

 

 

 

 

Fig. 19: contromarche valide per Zanzibar-Pemba

 

 

 

 

Fig. 20: alcuni MTT con contromarche per Java

 

 

 

 

Fig. 21: contromarca per il Nejed

 

 

 

 

 

Fig. 22: MTT con contromarca per l?Hedjaz

 

 

 

?

 

Fig. 23: Grandi Rial ribattuti su MTT (prime due immagini sono dritto e rovescio di un MTT)

 

 

 

 

Fig. 24: contromarche yemenite su MTT

 

 

 

 

Fig. 25: contromarche cinesi su MTT

 

 

 

 

Fig. 26: contromarca portoghese su MTT per circolazione in territorio brasiliano

 

 

 

 

Fig. 27: contromarca su MTT per circolazione nel territorio di Ras Bab al Mandab

 

 

 

 

Fig. 28: due contromarche: la prima in alto di Hedjaz, la seconda in basso apposta in territorio turco

 

 

 

 

Fig. 29: contromarca su MTT per circolazione nel territorio di Mukalla

 

 

 

 

Fig. 30: contromarca britannica su MTT

 

 

 

 

Fig. 31: dollaro americano ribattuto su MTT

 

 

 

 

Fig. 32: MTT coniato a Milano nel periodo 1815 (?)-1828, riferimento Hafner 36a

 

 

 

 

Fig. 33: MTT coniato a Venezia nel periodo 1817-1833, riferimento Hafner 37b

 

 

 

?

 

Fig. 34: MTT per Venezia durante l?assedio austriaco del 1848

 

 

 

 

Fig. 35: Tallero per il Levante battuto a Venezia nel 1769 sotto il dogato di Alvise Mocenigo IV

 

 

 

Tallero Italiano di convenzione 1935-1950 (Roma)?Tallero Italiano di convenzione 1935-1950 (Roma)

 

Fig. 36: MTCT (Tallero di convenzione) battuto a Roma tra il 1935-1950

 

 

 

Tallero Italiano di convenzione 1935-1950 (Roma)

 

Fig. 37: caratteristica per l?individuazione immediata del MTCT ? una doppia piuma nella coda dell?aquila bicipite

 

 

 

 

Fig. 38: contromarca etiope su MTT, fine XIX sec. inizio XX sec.

 

 

 

Brooche type I?Brooche type II?Brooche type III

 

Fig. 39: alcune varianti di bottoni presenti sui MTT, essi fungevano da saggio sul tenore della moneta presso gli africani

 

 

 

 

Fig. 40: Tallero per l?Eritrea ,1891 Umberto I re (asta NAC 30, 04/06/2005)

 

 

 

 

Fig. 41: 5 Doppie di Vittorio Amedeo III di Sardegna, zecca di Torino, 1786 (asta UBS 62, 25/01/2005)

 

 

 

 

Fig. 42: Tallero italicum per l?Eritrea ,1918 Vittorio Emanuele III re (asta K?enker 80, 11/03/2003)

 

 

 

 

Fig. 43: 2 Birr? (seconda fase del Birr), anno 1982

 

 

 

 

Fig. 44: Talaris (Birr) per Menelik II, negus d?Etiopia? (asta K?enker 98, 08/03/2005)

 

 

 

?

?

?

 

Fig. 45: vari MTT con contromarche private

 

 

 

 

Fig. 46: croci decussate apposte nei MTT; talvolta da esse ? possibile risalire alla zecca e alla data di coniazione

 

 

 

 

Obverse type:
brooche

Reverse type:
center shield

Obverse
Signature

Reverse
Signature

Cross / Saltire

Additional details

Leypold

Hafner

Rarity

Mint

Strike date

I
Brooche type I

A
Shield type A

S:F:

-

Saltire type a(a)

Line 1

5

25, 26, 26.2

2.5

Guenzburg

1780-90

Line 2

30a, 30b

Guenzburg

1780-90

Line 3

29, 31

Guenzburg

1780-90

S.F.

long split

1

27a-b, 32b

2

Guenzburg

1783-95

long

30c-d, 32d

Guenzburg

1783-95

short

28a-c, 32a

Guenzburg

1783-95

-

I.C.-F.A.

Saltire type b(b)

 

24

6

5

Vienna

1780

EvS-I.K.

17

4

7

Prague

1780

C
Shield type C

S.F.

-

Saltire type a(a), Saltire type b(b), Saltire type c(c)

AVST.DUX

21

33a, 33b

3

Guenzburg

1797-1802

Saltire type a(a)

AUST.DUX

30

34c

6

Guenzburg

1787

S:F:

AVST.DUX

25

34a

3

Guenzburg

1797

AUST.DUX

30

34b

7

Guenzburg

1787

-

T.S.-I.F.

Shield type B(b)

 

14

82, 83, 84, 85

3

Guenzburg

1795-97

A.H.-G.S.

12

1a, 1b

2.5

Karlsburg

1788-90

Saltire type e(e)

13

2a, 2b, 2c

2

Karlsburg

1797-1803

II
Brooche type II

B
Shield type B

S.F.

-

Date type cSaltire type c/d(c)

 

2

36a,b, 37a-b, 38

1

Italy

1815-30

Date type dSaltire type c/d(d)

3

39a,b, 40

1

Italy

1830-40

F.S.

Date type cSaltire type c(c)

16

5

6

Venice

1815

ST-S.F.

Date type dSaltire type d(d)

6

35

3

Milan

1790-1802

III
Brooche type III

C
Shield type C

-

I.C.-F.A.

Saltire type b(b)

5 pearls in brooche; AUST.DUX

28

7a

6

Vienna

1780

6 pearls in brooche; AUST.DUX

27

8

6

Vienna

1782/83

4-7 pearls in brooche; AVST.DUX

10

9, 10a-d, 11, 12a-b, 13a-d, 14a,b

3

Vienna

1780-90

8 pearls in brooche; AVST.DUX

23

15a,b, 16a,b

2

Vienna

1790-1805

Saltire type e(e)

 

11

17, 18, 19a-d, 20

2

Vienna

1795-1853

A.H.-B.S., A.H.-G.S.

Saltire type b(b)

29

00, 00a

7

Karlsburg

1786

A.H.-G.S.

Saltire type e(e)

22

3a, 3b

2

Karlsburg

1812-1820

T.S.-I.F.

Saltire type b(b)

15

86

4

Guenzburg

1798

P.S.-I.K.

18

24

2

Prague

1812-1820

S.F.

-

Saltire type e(e)

1-3-1 tail feathers

4

49a-c, 50a-b, 51, 52, 53a, 54, 55, 57, 58, 60, 61a-b, 62, 67a-b, 69, 70

C

mostly Vienna; few in Birmingham, Brussels, Paris, Rome

1853-today

1-2-1 tail feathers

4

63, 64, 65, 66

1

London, Bombay, Calkutta, Birmingham

1936-61

Saltire type g(g)

 

7

41a-c

1.5

Venice

1840-66

Saltire type f(f)

8

46

2

Prague or Venice

1836-42

.S.F.

Saltire type g(g)

20

43

2

Italy

1840-59

S:F.

Saltire type f(f)

9

44

2.5

Italy ?

1840 ?

S:F.

Saltire type g(g)

26

45

2.5

Venice ?

1840 ?

B

S.K.-P.D.

Saltire type c(c)

19

79

4

Kremnitz

1784

Legend:

?                     Rarity: C=very common, 1-7: somewhat rare to extremely rare, with 6:up to 10 specimen known to exist; 7:less than 5 specimen known to exist.

?                     There may always be deviations from the generic description. For example, a common characteristic of reverse type C is that the eagle has 1-3-1 tail feathers; however, variants with 1-2-1 tail feathers are known as well.

 

 

Fig. 47: la tabella sopra posizionata rappresenta un utile ed agile schema per l?individuazione delle zecche principali dei MTT, tratto da: http://www.theresia.name/en/svariants.html

 

 

 

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Fig . 48: ????????????????Tabella con le principali sigle dei dritti dei MTT

SIGLA

LETTURA

ZECCA

S.F.

Sch?bl - Faby

G?nzburg

S.F.

Sch?bl - Faby

Vienna

S.F.

Sch?bl - Faby

Milano

S.F.

Sch?bl - Faby

Venezia

S:F:

Sch?bl - Faby

G?nzburg

S:F.

Sch?bl - Faby

Praga(?), zecca italiana (?)

F.S.

Faby - Stehr

Milano

S.C.

Sch?bl - Clotz

G?nzburg

ST/S.F.

Stehr / Sch?bl ? Faby? (?) oppure Sch?bl Tobias / Stehr Franz (?)

Milano

B

--------------------

Kremnitz dal 1781

.S.F.

Sch?bl - Faby

Zecche italiane, G?nzburg (?)

 

 

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Fig . 49: ??????????????????????????????????????Tabella con le principali sigle dei rovesci dei MTT

SIGLA

LETTURA

ZECCA

I.C.-F.A.

Johann August von Cronberg ? Franz Aicherau

Vienna

T.S.-I.F.

Tobias Sch?bl ? Joseph Faby

G?nzburg

S.K.-P.D.

Sigmund A. Klemmer ? Pasquale Damiani

Kremnitz

A.H.-G.S.

A.J. Hammerschmidt ? G. Schickmayer

Karlsburg

A.H.-S.G.

A.J. Hammerschmidt ? G. Schickmayer

Karlsburg

A.H.-B.S.

A.J. Hammerschmidt ? errore (?)

Karlsburg

E.v.S.-I.K.

Paul Erdmann von Schwingerschuh ? Ignatz Kendler

Praga (1780)

P.S.-I.K.

Paul Erdmann von Schwingerschuh ? Ignatz Kendler

Praga (1812)

 

 

 

Fig . 50: ?????????????Tirature ufficiali di alcune zecche che batterono MTT

ZECCA

PERIODO

TIRATURA *

Firenze

1814-1818

-------------------------

Milano

1820-1846

2.450.377

Vienna

1827-1968

196.371.580

Praga

1836-1842

245.789

Venezia

1836-1866

5.546.073

Milano e Venezia

1848-1857

2.294.385

Milano

1858-1859

983.079

Roma

1935-1939

19.496.729

Parigi

1935-1957

11.809.956

Londra

1936-1961

19.835.054

Bruxelles

1937-1957

10.994.524

Bombay

1940-1941

18.864.676

Birmingham

1949-1955

3.428.500

* ?La tiratura non tiene conto di tutte le coniazioni non ufficiali, oppure ufficiali ma non quantificate.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

 

 

?        Peter Harrigan, rivista della Saudi Aramco World, numero di Gennaio/Febbraio, pp. 14-23, Jiddah 2003.

?        Richard Pankhurst, Economic History of Ethiopia, Addis Abeba, 1968.

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?        John Lewis Burckhardt, Travels in Nubia, in Assoc. for promoting the discovery of the interior parts of Africa, Londra 1822.

?        Richard Francis Burton, The Lake Regions of Central Africa: A Picture of Exploration, New York 1860.

  • John Lewis Burckhardt, Travels in Arabia, Londra 1829.
  • George Oates, Tables of sterling exchange: in which are shown the value of a sterling bill for federal money, Londra 1851.
  • Daniele Comboni, Relazione sulla carestia e pestilenza dell'Africa Centrale nel 1878-79, 1880.
  • Pietro Parenzan, Rapporto del Benadir, 1941.
  • Tino Marra (pseud.), Il morbo infuria, il pan ci manca, le monete di Venezia assediata in Cronaca Filatelica n.72, Febbraio 1983.
  • Mario Traina, Riecco i Talleri, in Cronaca Numismatica n.26, Dicembre 1991.
  • Joseph Kalmer, L. Hyun, Abessinien, Capitolo 13, describes currencies used in Abyssinia, 1935. 
  • Clare Semple, A Silver Legend: The Story of the Maria Theresa Thaler, Londra 2006.
  • William Chambers, American Slavery and Colour , Londra 1857.
  • AA.VV. , The Burgenland Bunch news -No. 66, October 15, 1999.
  • Edouard Conte, Marriage Patterns, Political Change, and the Perpetuation of Social Inequality..., 1983.
  • G. Nachtigal, Sahara und Sudan, Berlin/Leipzig 1879.
  • Frederick Emerson, The North American Arithmetic, parte III, foreign exchange and foreign coins chapters, Boston 1850.
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  • D. Brewster, The Edinburgh encyclopaedia, ?Edimburgo1830.
  • James Porter, Turkey: its history and progress; ?from the journals and correspondence of Sir James Porter ......, volume II, Londra 1854.
  • William Francis Ainsworth, The new monthly magazine, Londra 1876.
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  • Andrew Crichton, The History of Arabia: Ancient and Modern ..., volume II, New York 1834.
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  • Traina Mario, Gli assedi e le loro monete, volume II, Bologna 1976.
  • M. Chiaravalle, Cesare Johnson, Rina La Guardia, La monetazione di Maria Teresa per Milano, a cura del Comune di Milano, Ripartizione Cultura e Spettacolo, Milano 1984.
  • Tino Marra (pseud.), Ed il Duce batt? i Talleri dell?Imperatrice, storia di una moneta internazionale, in Cronaca Filatelica n.101, Ottobre 1985.
  • Walter Hafner, Lexicon of the Maria Theresian Taler 1780, H.D. Rauch and Walter Hafner, Wien 1984.
  • Franz Leypold, Der Maria Theresien Taler 1780 (Levantetaler), DR. Frantz Leypold, Wien 1976.
  • Fabio Gigante, Monete italiane dal ?700 ad oggi, Varese 2000.

 

 

 

 

LINKS A SITI INTERNET PER MTT:

 

 

 

 

 

 

FONTI DELLE IMMAGINI:

 

 

  • Figg. 1, 2, 3, 35, 40, 41, 42, 44 provenienti da listini d?aste numismatiche (indicate ognuna nella rispettiva didascalia dell?immagine) e visualizzabili attraverso:?

??????????? http://www.coinarchives.com/

 

 

 

 


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