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LE PRIME MONETE Lamoneta.it (Manuale)



INDICE (link all'argomento):


    1 -La nascita delle prime monete
             |_ 1a -Nel regno di Lidia
             |_ 1b -Le monete di Re Gige
             |_ 1c -Le monete di Re Alyatte
             |_ 1c -Le monete di Re Creso
             |_ 1c -L'impero persiano
             |_ 1c -Le emissioni delle citt? greche dell Asia Minore







La nascita delle prime monete


L?aver stabilito i rapporti di valore tra i vari metalli non semplificava completamente i rapporti commerciali. I metalli in pani, lingotti o obeloi che fossero andavano pesati ad ogni transazione. Nel corso della prima met? del VII sec a.C. le monete utensile andarono via via scomparendo lasciando il posto a piccoli pezzi di metallo prezioso dove alcuni commercianti ed alcuni sacerdoti (i banchieri dell?epoca) imprimevano il proprio sigillo a garanzia del peso esatto. Ci troviamo in presenza di una vera e propria moneta privata, ovviamente i contraenti erano liberi di accettare o meno la garanzia di peso fornita dal sigillo ma se la fiducia veniva accordata non era pi? necessario ricorrere in occasione di ogni transazione all?utilizzo della bilancia.
Tale processo si svilupp? in maniera complessa e discontinua e non ? completamente noto nei suoi passaggi specifici, esiste infatti una notevole discrepanza tra le varie fonti letterarie ed archeologiche. Alcuni elementi risultano tuttavia chiari, l?adozione della moneta non ha per fine esigenze commerciali su larga scala ma permette alle polis di regolare i vari tipi di pagamenti, quali mercenari, pedaggi, tributi, piccoli commerci interni. A riprova di questo si pu? notare che Cartaginesi e Fenici, popolo di trafficanti per eccellenza continuarono a preferire il baratto silenzioso ed usarono la moneta solo molto pi? tardi.

Le fonti storiche ci tramandano due leggende per valutare luogo della nascita della moneta vera e propria, la prima, riportata dal grammatico Polluce, riporta l?opinione di Senafone riguardo all?origine lidica , teoria confermata anche da Erodoto (I, 94) che afferma che i lidi furono i primi a battere moneta in oro ed in argento.
La seconda leggenda che riporta a Fidone re di Argo l?invenzione della moneta ? attestata dallo storico Eforo e da fonti pi? tarde e narra che il re avrebbe introdotto tale innovazione nell?isola di Aegina dopo aver donato al tempio di Era (moglie di Zeus) gli spiedi utilizzati precedentemente come mezzo di scambio. Non ? per? chiaro se Fidone coni? effettivamente delle monete o si limit? a introdurre nuovi sistemi di pesi e misure (Sistema aeginetico).
La monetazione d?argento di Aegina (fig 17) con la sua tartaruga prima marina poi terrestre ? sicuramente la prima apparsa nella terra greca per stile e tecnica per? attualmente si ritiene che sorse dopo le prime emissioni in elettro della Lidia.


Figura 17 Stateri di Aegina con tartaruga marina e terrestre



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Nel regno di Lidia


Attualmente si ipotizza che la moneta nacque in una regione cerniera tra il mondo geco e l?impero Persiano, il regno della Lidia (700- 546 a.C.) (fig. 18). Una preziosa testimonianza su queste prime monete ci ? pervenuta delle fondazioni dell? Artemision di Efeso , una delle sette meraviglie dell?antichit?.
L?archeologo D.G. Hogarth finanziato dal Britsch Museum trov?, sotto il tempio principale, i resti di edifici pi? antichi che dimostravano come gi? nel VIII secolo a.C il sito fosse gi? un luogo di culto. Nelle fondamenta di un grande tempio di marmo, databile intono al 580- 560 a.C. e chiamato anche ? Tempio di Creso? poich? secondo la tradizione ed alcuni ritrovamenti epigrafici fu proprio il re lido a finanziarne la costruzione e a donare le colonne marmoree, furono rinvenute 93 monete in elettro ( oltre a queste almeno due monete e forse pi? furono certamente sottratte dagli operai nelle fasi di scavo), vari gioielli ed alcune statuette in avorio. Il materiale venne trovato in parte in un vaso risalente al re lido Alyatte, padre di re Creso, in parte in tesoretti sparsi nella fondazione di riempimento del tempio datata 580 a.C.

Alcuni resoconti dell?epoca descrivevano le monete trovate in questa sequenza:

  • sette pezzi d?argento dal peso perfettamente regolare
  • due globuli in elettro senza alcun segno
  • tre globuli in elettro appiattiti marcati da un punzone
  • quattro globuli in elettro appiattiti recanti striature parallele su un lato e punzonature sull?altro
  • venti globuli in elettro appiattiti con raffigurazioni di animali su un lato e punzonature sull?altro
  • cinquantasette globuli in elettro appiattiti con un lato a fondo liscio e pi? punzonature disposte in modo regolare sull?altro.
    Tra queste monete 91 erano corrispondenti al peso standard Milesiano-Lido mentre le altre due erano di Focea riconoscibili per tipo dalla foca sul dritto e corrispondente al sistema Euboico.


    Figura 18

    Particolarmente interessante per gli studiosi una moneta il cui dritto ? rappresentato da una serie di striature parallele tra loro, mentre il retro reca impresso una o pi? figure rettangolari indicato in termini tecnici ?Quadrato incuso? (Fig 19, statere in elettro peso 14,32 gr standard millesiano).


    Figura 19

    Questa moneta difficilmente databile ? antecedente la monetazione di re Aliatte e si colloca prima del 610 a.C. E? ritenuta da molti la prima moneta.
    Altro esempleare molto singolare ? uno statere in elettro ed un terzo di statere con la leggenda FAENOS EMI SEMA (sono il segno di Faenos) a contorno di un cervo pascente (fig. 20), ritenuto da alcuni archeologi simbolo dell? Artemision di Efeso e databile al 580 a.C.


    Figura 20

    Ma chi era Faenos ? nessuno lo sa con certezza e gli studiosi si sono sbizzarriti al riguardo ipotizzando che fosse il nome di un banchiere privato, un potente commerciante, un sacerdote del tempio o un incaricato della citt? di Efeso preposto a controllare e a battere moneta per conto della polis. Sembra per? che il termine ? SEMA? ( segno, emblema) fosse utilizzato solo in riferimento alle divinit? ed alle alte cariche dei regnanti, da qui si rafforza l?ipotesi di un sacerdote o di un controllore preposto dall?autorit? emittente.. l?unico personaggio di cui troviamo traccia nelle antiche scrittura f? Fanete di Alicarnasso citato da Erodono ( III, 4-11) che racconta di come il mercenario Fanete trad? il faraone egizio Camasis aprendo la strada a Cambise II per l?invasione persiana dell?Egitto ( le datazioni degli eventi non coincidono ma costituisce un ulteriore collegamento con la citt? di Alicarnasso).

    Tra le monete rinvenute nell? Artemision sei riportano la parola walvel in probabile alfabeto lidio. Inizialmente si ipotizz? che il termine fosse il nome del sovrano Alyatte ma pi? recentemente sono state riscontranze con la scrittura ittita in cui il termine walwa che significherebbe ?leone?.
    Recenti scavi ad Efeso hanno portato alla luce una nuova tipologia di moneta avente per tipo la protome del cinghiale ( fig. 21). In alcune di queste monete oltre ad esser stata riscontrata la comunanza dei punzoni con la serie del leone si sono scoperti i resti della leggenda walwetal, simile alle leggende walwel dell' Atremision.


    Figura 21

    Le prime monete lidie furono coniate e non fuse, il materiale da cui sono composte, l?elettro, indicato dai greci come ? oro bianco?, ? una lega naturale di oro ed argento in percentuali variabili che si trovava nei sedimenti fluviali della Lidia, in particolare nel fiume Pattolo, in forma globulare o lenticolare. A questo riguardo non abbiamo la certezza che il metallo usato fosse al naturale ma riprenderemo l?argomento in seguito.
    La forma ovoidale delle monete fa ipotizzare che non siano il prodotto della battitura di un vero e proprio tondello ma il risultato di una barra di metallo fuso sezionato a colpi di martello e scalpello, sbozzata sull?incudine e poi coniata. Le immagini o i simboli riprodotti sulle loro facce risultano poco elaborate ed erano il prodotto di fabbri esperti che non si preoccupavano di realizzare bei disegni, ma semplicemente di imprimere un simbolo che facesse facilmente risalire al personaggio o all?autorit? emittente.
    Il quadrato incuso sul retro era una necessit? della tecnica di coniazione. Al momento della battitura il globetto ovoidale poteva scivolare tra i due coni, Sul conio d?incudine era incisa in incuso l?immagine che doveva essere impressa sulla moneta mentre sul retro il tondello incandescente riceveva il colpo tramite un punzone. Un esemplare di questi punzoni da incuso ? stato ritrovato a Capo Sounion ( Attica meridionale) nelle rovine del santuario di Poseidone ed ? uno scalpello di bronzo lungo 14 cm la cui estremit? di forma quadrata era destinata ad imprimere l?impronta sulle ? Wappenmunzen? le prime emissioni in argento di Atene.



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    Le monete di Re Gige


    Le prime testimonianze del conio di moneta da parte di autorit? emittente ci vengono dai globuli in elettro provenienti da un tesoretto di 44 monete datate alla seconda met? del IIV sec. a.C. provenienti da Gordion (odiena Turchia) alcune delle quali si ipotizza attribuibili al primo re lidio Gige (680-644 a.C.) fondatore della dinastia Mermnade.
    Questi pezzi, di fattura molto primitiva avevano come simboli striature su un lato con i quadrati incusi sul retro ( fig. 22), in alcuni rari casi si riescono gi? ad intravedere le forme di animali difficilmente identificabili , una di queste rappresenterebbe una volpe stilizzata in un rettangolo tra due quadrati incusi ( fig. 23).


    Figure 22 (sinistra) e 23 (destra)

    Moneta molto emblematica e discussa ? un terzo di statere in elettro di 4,67 gr. che presenta due leoni contrapposti e nel mezzo la leggenda ?KUKALIM? (fig 24) . E? l?iscrizione pi? lunga in assoluto che troviamo nella monetazione lida. Kukalim ? , secondo alcuni studiosi ? un nome riferito a Gige ma mancano i riscontri storici per affermarlo con certezza.


    Figura 24

    Ma quali furono gli elementi che spinsero il sovrano lido ad attuare questa innovazione?
    Quando nel 663 a.C l?egiziano Psammetichos inizi? la guerra conto Assurbanipal per unificare l?Egitto e liberarlo dalla dominazione straniera re Gige venne in suo aiuto con un corpo di mercenari ionici e opliti greci.
    Questi mercenari svolsero bene il proprio dovere e diedero un valido contributo per la vittoria egizia, Psammetichos pens? di ricompensarli con degli appezzamenti di terra. I mercenari per? erano persone spinte da stenti e povert? e miravano a raccogliere ricchezze per poter tornare alla loro terra d?origine dalle loro famiglie. Ricompensarli con buoi o grano era impensabile in quanto gli animali avrebbero dovuto attraversare il deserto per tornare a casa ed il grano era troppo per essere facilmente trasportato. Le monete utensili erano troppo pesanti ed ingombranti per essere trasportate a piedi per lunghe tratte, re Gige trov? la soluzione, avrebbe ricompensato i suoi mercenari con piccoli tondelli di metallo prezioso in cui avrebbe fatto imprimere il proprio sigillo per garantirne peso e bont?.

    Sotto i successori di re Gige, i re Ardys, e Sadyattes, le tecniche di coniazione si perfezionarono, la forma ed il peso delle monete si stabilizzo e inizi? ad essere rappresentato un simbolo preciso che si riportasse inequicovabilmente all?autorit? emittente.
    Non ? ancora chiaro se in quel periodo il conio di monete fosse di monopolio reale o continuasse la produzione di monete di monete da parte di privati, commercianti e banchieri, per far fronte alle richieste del commercio.
    Il fatto che in vari tesoretti siano state trovate monete private e monete contrassegnate dallo stato dimostra che al momento del deposito esse circolassero promiscuamente e che l?evoluzione della moneta di stato ? stata rapida, forse in una sola generazione. Al suo fulmineo successo contibuirono diverse cause: un cittadino aveva pi? fiducia in un autorit? pubblica che privata, all?estero un mercante o banchiere che imprimeva il proprio sigillo era conosciuto da pochi mentre la garanzia di uno stato aveva pi? credito, gli scambi si intensificarono ed i popoli entrarono in contatto tra loro.

    Anche per lo stato era conveniente coniare monete, infatti per rifarsi delle spese di coniazione emetteva il globetto ad un valore nominale inferiore al suo valore intrinseco. Lo stato prelevava i cosiddetto ?diritti di conio? creandosi cos? una nuova cospicua fonte di redditi.



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    Le monete di re Alyatte


    Il terzo di statere in elettro coniato da re Aliatte (610-561 a.C.) a Sardi ci presenta un immagine realistica di un leone a fauci spalancate sovrastato dall?immagine di un sole radiante. Si pensa che il leone, simbolo di regalit? e di forza; rappresentasse il sovrano, mentre il simbolo solare sopra la testa del leone,definito ?sprazzo di sole? dagli studiosi,rappresentava la benedizione da parte delle divinit? che guidava la forza ed illuminava la saggezza del re (nella fig. 25 a un terzo di statere di re Aliatte in elettro tipo a, 4,74 gr con varie contromarche visibili sul bordo del rovescio).

    Figura 25a

    Il leone, forse inizialmente rappresentazione di Baal, il dio supremo dei lidi, divenne il simbolo di forza della sovranit? dinastica Mermnade e venne riprodotto su tute le monete successive del regno.
    In questa monete ? tipo? di re Alyatte possiamo distinguere quattro differenti stili per la rappresentazione del leone al dritto:

  • leone tipo ?a? semplice a fauci spalancate e sprazzo di sole (fig. 25 a)
  • leone tipo ?b? contrassegni a forma di V posti ad indicare l?attacco della criniera dividono la moneta diagonalmente a met?, le fauci ruggiscono a denti scoperti e l?occhio ha un aria pi? feroce. ( fig. 25 b)
  • leone tipo ?c? rappresentato pi? particolareggiato quasi volesse sembrare pi? vecchio, i contrassegni a forma di V si capovolgono,compare la lingua e lo ?sprezzo di sole? si stilizza ( fig. 25 c).


    Figure 25b (sinistra) e 25c (destra)

  • leone tipo ?d? Il leone, divenuto ormai simbolo della Lidia, dei suoi re e del suo popolo e quasi sempre rappresentato verso destra, solo in alcuni rari casi guarda verso sinistra alcune rare volte in abbinamento con leggende non ancora chiaramente tradotte.


    Figura 26

    Se i leoni di Alyatte furono tra le prime monete coniate, quella sopra rappresentata (fig. 26) ? un esempio della prima falsificazione.
    Si tratta di un terzo di statere suberato, ha l?anima in argento placata in elettro e pesa 3,41 gr contro i 4,7 gr ufficiali.
    Questa monete ? stata placata sicuramente prima di essere coniata per impedire la perdita dei particolari dell?immagine. In modo pi? evidente sul retro i quadrati incusi espongono l?argento in quanto lo spessore dell?elettro ? diminuito a causa della maggiore superficie esposta dopo la battitura.
    Le contromarche su questa moneta falsificata ai tempi di Alyatte ( visibili in foto sui bordi del retro) forniscono una prova che esse fungessero da contrassegni di propriet?. E infatti illogico pensare che otto contromarche differenti abbiano certificato questa moneta sottopeso come autentica.

    Nelle monete di Alyatte si nota una notevole differenza nella qualit? artistica rispetto alle incisioni precedenti di re Gige e sucessori, la preparazione del conio fino a quel momento opera di fabbri venne affidata ad un artigiano che gi? da parecchi secoli svolgevano il proprio lavoro presso le corti. L?incisore di sigilli reale, una figura professionale conosciuta da almeno due millenni che realizzava lavori miniaturizzati di elevata precisione avvalendosi probabilmente di quelle lenti di cristallo di rocca restituiteci dagli scavi archeologici. Si pensi che il sigillo accadico del III millennio a.C., raffigurante l?eroe Gilgamesh (fig 27) nella lotta con un toro, era inciso su un cilindro di bronzo che misurava 28 mm di altezza ed un diametro di 17 mm.


    Figura 27

    Elettro

    Come gi? detto questa lega di oro ed argento proveniva dai sedimenti del fiume Pattolo. I lidi setacciavano il limo ed i sedimenti ghiaiosi di questo fiume con delle pelli di pecora raccogliendo ingenti quantit? del metallo prezioso, che, secondo la leggenda si sarebbe depositato dopo che re Mida si lav? nel fiume per liberarsi dal suo famoso tocco d?oro.
    Molte fonti affermano erroneamente che le monete lidie siano state create utilizzando elettro naturale. L?elettro naturale che si trova ancora oggi in Anatolia ha una percentuale d?oro che va dal 70 al 90 % mentre le monete che sono state analizzate hanno una percentuale d?oro che va dal 50 al 60% con una percentuale del 2-3% circa di rame e piccole tracce di ferro.
    Questo fatto indica che i lidi aggiunsero all?elettro naturale argento e rame fornendo la prova che fossero in possesso della tecnologia per separare i metalli.
    Questo fatto ? molto controverso e dibattuto, secondo la teoria dello studioso Sture Bolin si tratt? della prima truffa numismatica in quanto i lidi alteravano di proposito l?elettro con l?argento meno prezioso aggiungendo il rame per migliorare il colore e la durezza delle monete allo scopo di imbrogliare i mercenari traendo maggior profitto.
    Altri studiosi sostengono che l?aggiunta di altri metalli servisse solamente per generare una lega pi? costante che si deteriorasse con meno rapidit? in quanto l?elevata percentuale di oro rendeva le monete troppo morbide.






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    Le monete di re Creso


    Re Creso (560-546 a.C.), figlio di Aliatte apport? un ulteriore innovazione nella produzione monetaria coniando i suoi ?creseidi? (stateri di Creso) in oro e argento ( fig. 28 e 29), stabilendo una corrispondenza fissa tra un creseide d?oro e venti monete d?argento.
    Questa scelta si pu? ricondurre al fatto che il valore di una moneta in elettro era troppo alto per prendere piede nei commerci tra privati, alcuni ipotizzano che 1/3 di statere di re Alyatte bastasse per mantenere una persona per un mese. Lo storico Richard Seaford pensa che il loro valore permettesse di acquistare dieci pecore o dieci capre. Pi? basso il valore attribuito dallo studioso Michael Mitchiner che ipotizza un valore di una capta o tre grandi vasi di vino.
    Per questo motivo la moneta era usata principalmente per pagare i mercenari, per le donazioni nei templi, e come regali.
    Re creso volle sensibilizzare il popolo all?uso di questa nuova innovazione creando monete d?argento di valore inferiore che potessero servire nei piccoli commerci quotidiani della popolazione. Cre? anche vari sottomultipli cos? troviamo oggi monete d?argento che vanno dallo statere pesante dal peso di 10,4 gr. al quarantottesimo di statere mentre le monete in oro andavano dallo statere al ventiquattresimo di statere.
    Le monete di re Creso godettero di vasta diffusione, grazie anche alle splendide immagini rappresentate da un leone che balzava con aggressivit? contro un toro che lo fronteggiava. Varie sono le ipotesi sul significato di questa rappresentazione, il sole e la luna secondo alcuni, un conflitto di forze divine secondo Henri Frankfort in un suo libro del1956 ?l'arte e l'architettura dell'Oriente antico? dove il leone rappresenta il dio Baal supremo ai lidi ed il toro incarna Zeus, divinit? greca per eccellenza.


    Figura 28

    Figura 29

    Deposto nel 545 a.C. da Ciro re dei Medi e dei Persiani(550-529 a.C.)
    il sovrano lido tramand? le sue innovazioni in quanto le sue monete continuarono a circolare. A tal proposito le teorie sono molte discordanti, alcuni studiosi affermano che la maggior parte dei ?creseidi? furono coniati dopo la sconfitta del re. Altri affermano che i che furono coniati solo dopo la deposizione di Creso ma questa opinione largamente dibattuta ? stata recentemente smentita dal fatto che i ?creseidi? sono menzionati in alcuni testi risalenti a prima della vittoria persiana.

    Recentemente sta prendendo piede l?ipotesi che Creso non mor? in prigionia subito dopo la sconfitta ma fu graziato da Ciro che lo nomin? suo consigliere. Il lido trasmise ai persiani l?importanza di questa innovazione e continu? a far coniare in migliaia di esemplari i suoi ?Creseidi? per pagare i mercenari del grandissimo esercito persiano. All? inizio si usarono gli stessi coni, poi, pur rimanendo la rappresentazione la stessa i particolari cambiarono apparendo pi? crudi e stilizzati. ( fig.30)


    Figura 30

    Molte delle monete d?argento di Creso presentano il fenomeno della cristallizzazione del materiale ( denominata anche corrosione intergranulare) dovuta alla presenza di piccole quantit? di rame all?interno del metallo. Il fenomeno nasce dall?instabilit? dei due metalli che con alte escursioni termiche tendono a separarsi lasciando la moneta ?spugnosa e molto fragile.






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    L'impero persiano

    Sotto Dario I (521-485 a.C.) vi fu la coniazione di un nuovo tipo monetario: il darico ( fig. 31) in oro del peso di 8,3 gr. ed il siglos (fig. 32) in argento del peso di 5,35 gr.
    In questo caso le fonti antiche sono molto chiare, Erodoto ( VII, 28) chiama dareikos gli stateri d?oro di re Dario e stessa citazione viene poi ripresa da Aristofane ( le donne in assemblea 601-602).


    Figure 31 (sinistra) e 32 (destra)

    Queste due monete rappresentano per la prima volta la figura intera del sovrano Il re vi figura come capo militare vestito di un lungo manto armato con arco e lancia o come cacciatore, a figura intera nei darici e spesso a mezzo busto nei siglos. Il rovescio ? sempre a quadrato incuso come tutta la monetazione greca del periodo arcaico.
    Di seguito una descrizione schematica della divisione per tipo sulle raffigurazioni che appaiono sulle monete persiane:
    1? tipo: Re con tiara rappresentato a mezzo busto con arco nella sinistra e frecce nella destra. Si conosce solo l?esistenza di sicli d?argento
    2? tipo: Re a figura intera inginocchiato tira con l?arco e porta la faretra
    3? tipo: Re in corsa o nella ? corsa inginocchiata? con arco nella sinistra e lancia nella destra. Il peso del siglos viene portato a 5,55-5,6 gr
    4? tipo:Re inginocchiato o nella corsa inginocchiata tiene con arco nella sinistra e piccola spada nella destra.

    Darici e Siglos riproponevano la tradizione iconografica reale di medi e persiani quale emerge dai bassorilievi di Susa e Persepoli. Ieraticit? di posizione e sostanziale identit? dei profili non consentono di singoli re sulla base di somiglianze. Questi simboli notificavano l?immutabilit? del comando imperiale nelle pi? lontane satrapie del regno, l?importante era comunicare che il re dei re sedeva sul trono dei suoi predecessori della dinastia Achemenide e tale monetazione rimase pressoch? invariata fino alla caduta dell?Impero ad opera di Alessandro Magno.






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    Le emissioni delle citt? grache dell'Asia Minore

    Fin dai tempi di re Alyatte numerose sono le zecche dell?Asia minore che iniziano la loro produzione monetale.Un esempio particolare ? Mileto che coni? monete in elettro arrivando in breve tempo a proporre rappresentazioni di elevata qualit? artistica.
    La politica della citt? era in quel periodo di evitare ostilit? con le grandi potenze per favorire la massima espansione commerciale. Mileto appoggi? sia finanziariamente che militarmente l?Egitto nelle contese con gli Assiri. Il pi? diretto avversario della citt? fu il regno di Lidia con il quale , nel VII sec a.C , si giunse alla guerra.
    Trasibulo divenne tirano della citt? di Mileto ( 610-238,76 ha.C.) e sotto il suo dominio si ebbero le prime emissioni di monete in elettro.
    Una tra le prime emissioni (Fig 33), un dodicesimo di statere, databile dal 600 al 550 a.C. presentam una protome di leone sul dritto e una croce stellata in rilievo sull?incuso nel retro.


    Figura 33

    Particolarit? di questa monetazione sono i quadrati incusi ( fig .33 e 34) che presentano al loro interno dei disegni elaborati che erano incisi nei punzoni usati per imprimere il colpo al tondello. Furono questi i primi tentativi che porteranno alla nascita del conio di martello e le monete coniate su entrambe i lati.

    Moneta di splendida fattura e pi? elaborata delle precedenti ( fig. 34) ? uno statere in elettro dal peso di 13.86 gr. Attribuito anch?esso alla poleis di Mileto in cui notiamo sul dritto un leone intero accovacciato contornato da una cornice lavorata mai apparsa nella monetazione lidia.
    I quadrati incusi sul rovescio risultano molto elaborati e rappresentano al loro interno una croce stellata, la protome di un cervo ed un quadrupede non identificato al centro.


    Figura 34

    In alcuni casi si riesce a fatica ad identificare la zecca di provenienza di alcune monete in quanto sono senza leggenda e quando questa esiste si limitano ad una sola lettera ed ? anche molto difficile datare tali pezzi in quanto mancano riferimenti certi.
    Paragonando queste monete con esemplari di epoche successive si riesce ad identificare un particolare ?Tipo? caratteristico per zecca: ( fig 35)
    ad Efeso il tipo con l?ape; a Focea quello con la foca; a Cizico nel Mar Nero quello con il tonno; a Chio La sfinge seduta ed il grifone a Teos.
    In societ? dove il livello di alfabetizzazione era molto basso questo sistema permetteva di riconoscere immediatamente l?autorit? emittente collegandolo ad esempio al simbolo della citt? o all?attivit? pi? redditizia (es. il caso della pesca del tonno a Cizico).
    Queste forme di monete ? parlanti?.


    Focea (sinistra) e Efeso (destra)


    Cizico (sinistra)


    Chio (sinistra) e Teos (destra)


    Figura 35 vari tipi di ?moneta parlante?

    Dall?Asia minore nel breve volgere di una o due generazioni la moneta si diffuse rapidamente in tutto il mondo greco con produzione di monete raffinate ed eleganti abbandonando il loro aspetto globulare ed irregolare per assumere un?immagine a doppio rilievo molto pi? simile alle monete moderne.
    In Grecia il metallo ( dal greco metallo = cercare) con cui si produce la moneta non ? pi? l?elettro ma l?argento che si trova in composti di galena ( solfuro di piombo)in varie miniere della Grecia. La pi? importante si trovava nei pressi di capo Sounion dove migliaia di schiavi estraevano il materiale da piccole gallerie che arrivavano fino a 190 m. di profondit?.
    In seguito la galena veniva fusa in un forno riducente per l?eliminazione delle scorie e passata in un forno con emissioni di aria forzata in grado di separare il piombo dall?argento.
    Con tale processo detto coppellazione si otteneva argento puro al quale si aggiungeva una percentuale di rame ( 7,5 %) per migliorare le caratteristiche meccaniche del metallo. I pezzidi seguito coniati si riferirono al sistema ponderale eginetico di 6,22 gr e quello euboico di 8,72 gr.

    Alla tartaruga marina dell?isola di Aegina si affiancarono subito i pegasi di Corinto e le Wappenmunzen di Atene ( ritenute emblemi araldici) seguite dopo la nascita della democrazia dalle famose civette.
    Seguirono le monetazioni di Calcide , diEretria in eubea e di Tebe con lo scudo. Attorno al 540 a.C la monetazione cominci? ad imporsi anche nele colonie della Magna Grecia, dalle spighe di Metaponto a Sibari, da Crotone a Paulonia tutte con splendide rappresentazioni sul dritto e le stesse immagini incuse sul retro. Unica eccezione fu Velia che continu? con la tradizione del quadrato incuso.






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