Da quanto abbiamo detto fino ad ora, sembra che il diritto di portare uno
stemma appartenga soltanto agli uomini. In realtà fin dalla seconda metà del
XII secolo, anche le donne, almeno quelle dell’alta aristocrazia, sembrano avere
un proprio stemma: il più antico è quello rappresentato su un sigillo appartenente
a Rohaise de Clare (morta nel 1156), parente del conte di Pembroke. In Francia il
più antico stemma femminile è secondo Pastoreau quello di Yseult de Dol, moglie
di Asculphe de Soligné (1183), mentre secondo Luois Bouly de Lesdain è quello
presente sul sigillo di Agnès de Saint Verain (1188). Come si nota l’intervallo
temporale è però minimo.. A partire dagli anni 1220-1230 (come leggiamo in
Pastoreau1 ,
le armi femminili si moltiplicano e sembra che già verso la fine del secolo XIII la
maggioranza delle donne appartenenti alla media e alta nobiltà possiedano degli
stemmi. L’adozione di armi femminili sembra essere più tarda nelle zone del
Sacro Romano Impero (che comprendeva allora anche l’Italia settentrionale fino
al Lazio): occorre aspettare il 1222 per trovare un sigillo tedesco con insegne
araldiche femminili. Abbiamo sempre usato la parola stemma, mai scudo: infatti
quest’ultimo è una parte dell’armatura portata in guerra o nei tornei,
dunque un oggetto che mai sarebbe potuto appartenere ad una donna. Le
donne, inoltre, non timbrano lo “scudo” con l’elmo per lo stesso motivo. In
effetti le donne portano oggi le insegne araldiche (qualsiasi esse siano)
su di una losanga (carello) o su un ovale o ancora su un cerchio: per
semplicità di terminologia noi ci riferiremo a questi ultimi come “scudo” fra
virgolette.
Figura 29.1: | Scudo a Losanga |
Figura 29.2: | Scudo Ovale |
Tuttavia il Lesdain fa notare che fino a tutto il sec.XV, sui sigilli era predominante lo scudo normale anche per le donne. Possono fare uso, se è il caso, della corona gentilizia e circondare lo scudo con una cordigliera. Visto che la forma dello “scudo” non è quella solita, alle donne è concesso di non usare segni di brisura2 (v.2.6), anche perché esse di solito non ereditavano, ma soprattutto perché il loro status all’interno della famiglia era testimoniato dalla forma diversa dello scudo.
Ma quale stemma portano le donne? Può essere sia quello del padre, sia quello del marito, oppure quello della madre o ancora armi totalmente diverse. Di solito portano le armi del padre e del marito associate su uno stesso “scudo”, solitamente mediante una partizione, oppure su due scudi accollati. Un’ulteriore possibilità è quella di usare per le donne sposate lo scudo del marito con sul tutto uno scudetto con le armi paterne.
Il de Lesdain riporta questa tabella, illustrante l’utilizzo di alcune di queste “tecniche” usate durante i secoli su un campione di sigilli femminili. Lasciamo al lettore le ovvie deduzioni.
Le donne sposate portano di solito uno scudo a losanga o di forma ovale partito o inquartato con le insegne gentilizie del marito a destra (o nel 1°e 4°quarto) e quelle paterne a sinistra (o nel 2°e 4°quarto), e timbrano il tutto con la corona propria della dignità del marito, ma facendo uso della cordigliera annodata. Le vedove portano le insegne gentilizie come le maritate (fanno uso delle insegne paterne e di quelle dell’ultimo marito), ma con la cordigliera sciolta (secondo la “moda” introdotta -- pare -- da Anna di Bretagna, vedova di Carlo VIII), oppure con due rami di palma posti in decusse, sotto la punta dello scudo.
Si noti (v. combinazioni di scudi, 2.9) che mentre il marito rimasto vedovo porta sul suo scudo tutte le insegne di tutte le mogli avute, una vedova porta solo quelle dell’ultimo marito avuto. Questo discende direttamente dal fatto che gli scudi rappresentavano anche il diritto esercitato su determinati possedimenti (feudi, proprietà...) che solo l’uomo poteva ottenere anche tramite matrimonio. Il fatto di rappresentare su uno stesso scudo anche i possedimenti eventualmente derivati da vari matrimoni, assicurava ai discendenti di poter vantare questi diritti.
Qualora una donna sia unica erede (nel caso, ad esempio, che sia figlia unica o sola sopravvissuta di fratelli senza discendenza), il marito deve portare sul suo scudo anche uno scudetto, detto scudo nel cuore o scudo di pretensione, con le armi del suocero (che poi sono quelle della moglie). I figli della coppia, quando giungerà il loro momento di ereditare, inquarteranno nei loro scudi lo stemma paterno e lo stemma del nonno materno: in questo modo è assicurata alla linea materna un adeguato asse ereditario e ai figli della coppia si garantisce l’evidente diritto (pretesa) sui beni materni.
Facciamo anche notare (a titolo di curiosità) che esiste un solo caso in cui una donna ha diritto a portare uno stemma completo di elmi, corone, portando le figure su un vero scudo: è quello in cui la donna in questione sia un Sovrano regnante. È il caso, ad esempio, della Regina d’Olanda e della Regina Elisabetta II d’Inghilterra, la quale, detto per inciso, è l’unica donna all’interno di tutto il Commonwealth ad avere ed esercitare questo diritto.
Una donna inglese il cui matrimonio è stato annullato porta solo le armi paterne con l’aggiunta di una losanga vuotata (mascle) che potrà eliminare quando (e se) si risposerà.
Figura 29.3: | Stemma della Principessa Diana Spencer (+1997), prima del matrimonio con Carlo d’Inghilterra, Principe del Galles. |