Il lessico utilizzato nell’araldica italiana è spesso di difficile comprensione per i profani, visto che utilizza termini insoliti, desueti o comunque derivati più o meno direttamente dalla lingua francese. Ci sono quindi molti francesismi della peggior specie. Un vocabolario araldico ufficiale fu approvato per la Consulta Araldica nel 1906: opera del Barone Antonio Manno, riporta i termini “italiani” e “francesi” uno accanto all’altro. La predominanza della lingua francese nelle questioni araldiche, e più precisamente in tutto quel che riguarda la blasonatura, si nota anche in Inghilterra, Paese in cui questo influsso si dovette fare sentire già nei primi del secolo XI, proprio agli albori dell’Araldica. Non dimentichiamo, ad esempio, che Guglielmo il Conquistatore proveniva proprio dalla Normandia; i Normanni che sconfissero i sassoni e costituirono la nobiltà inglese parlavano il francese e per lungo tempo la Bretagna e la Normandia furono soggette a dominio inglese (ma culturalmente e linguisticamente legate alla Francia), almeno fino alla fine della Guerra dei Cento Anni (1337-1453). Come dimenticare, inoltre, che lo stesso Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) è sepolto nella regione francese del Poitou, e precisamente a Châlus?¡/span¿ Ci siamo posti, in effetti, il problema della lingua. In un manuale di araldica scritto in Italia da un italiano è indispensabile scrivere in italiano. Se per l’araldica fosse stato sviluppato un codice lessicale internazionale, il problema non solo non si sarebbe posto, ma neppure sarebbe esistito; del resto, se così fosse stato, le particolarità dell’araldica dei diversi Paesi si sarebbero sfumate, e in luogo di una colorita difformità, avremmo avuto una piatta uniformità. Ma tant’è, e abbiamo deciso di proseguire col vocabolario araldico facendo uso di diverse fonti (Manno, Crollalanza...), fornendo, ove possibile, accanto alla voce italiana anche quella francese e quella inglese (Parker), ordinando i lemmi alfabeticamente. Le particolarità del lessico araldico dei diversi Paesi considerati saranno poste in evidenza, là dove lo reputeremo necessario o anche solo un interessante compendio a questo manuale ragionato. Sfogliando queste pagine, forse, resterete un po’ disorientati a causa del lessico usato: è quello reso ufficiale da anni e anni di utilizzo e risale a più di 100 anni fa, e affonda spesso le sue radici nelle pagine più antiche della storia dello scorso millennio. Si tratta di un codice, uno strumento di lavoro, che consente (o dovrebbe consentire) a tutti gli araldisti di uno stesso Paese di comprendersi, proprio come la notazione musicale per i musicisti o i segnali stradali per un automobilista. Nessuna paura, dunque. Con un po’ di pratica vedrete che tutto sarà abbastanza semplice. Se non lo fosse...questo manuale dovrebbe servire proprio a renderlo tale! I termini riportati sono desunti da:
Le voci del presente vocabolario non esauriscono tutte quelle presenti in araldica, che sono innumerevoli. È presente, tuttavia, la stragrande maggioranza parte di esse, anche se ci sembrava superfluo indicare quelle ovvie, come -- ad esempio -- la porta, lo sgabello, la mela...Tutti termini poco interessanti, eppure presenti nelle insegne insieme ad una miriade di altre figure. Ci sembrava troppo dispersivo inserirne altre oltre a quelle presenti e, comunque, inutile, visto che la loro blasonatura è logicamente estremamente semplice.