Nel percorrere la nostra trattazione, soffermandoci sugli ornamenti esterni di uno scudo, ci siamo appena occupati di elmi, lambrecchini, svolazzi, cimieri. È giunto ora il momento di proseguire oltre, trattando delle corone. Le corone sono da sempre un segno di distinzione sociale: i Greci incoronavano d’alloro i migliori poeti ed atleti, i Romani i generali vittoriosi e più tardi i loro Imperatori cinsero la corona d’oro; in seguito -- quando distinzione sociale significò quasi esclusivamente distinzione nobiliare -- le corone rappresentarono il segno evidente di una condizione sociale superiore. Le corone medioevali sono di fogge diverse: un semplice cerchio di metallo (di solito oro), sormontato a volte di fioroni, foglie, croci, perle, palle o punte. L’uso di sormontare le corone reali o imperiali di archi s’impose solo nel XV secolo, ma quello di inserire all’interno delle corone “aperte” una calotta di velluto rosso risale a molto prima. Fino al XIV secolo la corona reale di Francia era sormontata da foglie o fioroni, non da gigli; negli stessi anni la corona Inglese era ornata di crocette patenti e fioroni alternati ma, al contrario di quella francese, quest’ultima forma è rimasta fino al tempo attuale. La corona imperiale (sia quella del Sacro Romano Impero, sia quella dell’Impero Romano d’Oriente) è fatta a guisa di mitria (v. fig.3.5.a, cfr. 4.3.2).
Corona imperiale
L’uso araldico della corona risale almeno al XIII secolo, quando le varie corone furono usate per timbrare uno scudo con scopi esclusivamente estetici. Durante tutto il Medio Evo l’uso araldico della corona non rifletteva infatti esattamente la dignità sociale di chi l’adoperava, ma -- lo ripetiamo -- era solo un abbellimento (come afferma, del resto, M. Pastoreau, cit.). La corona faceva spesso parte, inoltre, del cimiero, e come tale poteva essere di colore diverso dall’oro e dall’argento. Solo dal XVI secolo si cercò di riservare l’uso araldico delle corone a una certa categoria sociale, senza che questo provvedimento, in effetti, avesse molto successo. Fra il XVII e il XVIII secolo gli araldisti stabilirono una gerarchia fittizia fra le diverse corone, codificandone forma, numero e disposizione dei fioroni, delle perle, delle punte...Araldisti di diversi Paesi diedero inevitabilmente origine a tradizioni diverse, non sempre rigidamente rispettate. La prova che spesso e volentieri le corone furono usate indipendentemente dalla loro presunta gerarchia, la troviamo in numerosi stemmi in cui se da una parte “borghesi” o “nobili minori” facevano uso di corone di marchesi, duchi, baroni, dall’altra non è raro (specialmente nel XVIII secolo) trovare lo stemma di un duca timbrato da una corona di barone! È interessante notare che Napoleone I Bonaparte, quando regolamentò l’uso delle figure sugli scudi in base alla dignità di chi lo portava (cfr. 1.3.4) sostituì alla corona, all’elmo e al cimiero l’uso del tocco, ammesso anche dalla Consulta Araldica Italiana per i nobili di creazione napoleonica. Vedremo questi speciali cappelli in 3.5.2, nella parte dedicata all’Araldica Ecclesiastica. Prima di esaminare le corone nobiliari in uso nei diversi Paesi, con particolare riferimento all’Italia, giova forse qui ricordare alcune “regole”:
N.B.
Noi qui non ci occuperemo delle corone cosiddette civiche, relative, cioè, a città, comuni, province, rimandando per questo alla Parte 7, riguardante l’Araldica Civica. Giova qui ricordare che gli enti morali possono fare uso di corone speciali, qualora ne venga provata la concessione o il possesso legale.
Le Opere Pie possono (a meno di speciali concessioni) fare uso della corona speciale così descritta: Cerchio d’oro gemmato, sostenente 4 alte punte all’antica (3 visibili) alternate da 4 basse punte (2 visibili) 1 e 1.