Per indicare la dignità, la professione, lo status sociale dell’individuo cui pertiene uno stemma, si fa[ceva] uso di numerosi altri ornamenti esteriori. Ad esempio un giudice, se avente il titolo di primo presidente (ad es. il primo presidente della Cassazione) faceva uso del “tocco” di magistrato (usato come una corona), accollando lo stemma con le mazze e con la toga (fig.3.9.a). Ulteriore esempi sono quelli desunti dalle cariche militari: gli ammiragli italiani potevano accollare lo stemma con due ancore poste in decusse, i generali con due o più bandiere a seconda del grado. Così pure i generali di artiglieria potevano accollare lo stemma con due cannoni. Altri ornamenti non praetereundi silentio sono senza dubbio quelli di cui si fregiano gli stemmi di appartenenti ad Ordini Cavallereschi. Di questi, tuttavia, parleremo più diffusamente nella Parte 8, dedicata -- appunto -- agli Ordini Cavallereschi. Assai curiosi sono gli ornamenti presenti sugli stemmi di alcuni nobili francesi, investiti dal Sovrano di titoli quali “Gran Bottigliere”, “Gran Panettiere”, “Gran Cacciatore”: ad esempio il primo aveva lo scudo sorretto da due bottiglie recanti lo stemma reale; il secondo aveva a destra e a sinistra dello scudo delle suppellettili usate al tavolo del Re: il terzo aveva lo scudo sorretto da due corni da caccia. Li riportiamo a titolo di divertente curiosità, così come li abbiamo rinvenuti in Denis Diderot - Jean D’Alembert, Blason art Héraldique (cit.)(cfr. tab.3.9.b).
L’Araldica Ecclesiastica, Militare, Cavalleresca e Civica fanno uso di particolari ornamenti, per cui le pagine loro dedicate dovrebbero essere inserite in questa Parte 3. Per comodità del lettore abbiamo preferito porle in parti distinte.