Capitolo 22
Motti

Sono parole o frasi scritte su una lista svolazzante, per quanto riguarda Francia e Italia solitamente posta in punta dello scudo, mentre per l’Inghilterra si ha una maggior libertà di posizionamento.

Derivano dall’uso medioevale dei “gridi di guerra”, successivamente furono usate come “motti” per indicare un sentimento, un modo di essere. Famosi sono i motti AEIOU del Sacro Romano Impero, che significa: Austria est imperare orbem universum, ossia alla casa d’Austria appartiene l’imperio su tutto il mondo, e per l’Italia il sabaudo FERT, motto dell’Ordine della SS. Annunziata, il cui significato -- oscuro -- pare oscillare fra Fortitudo eius Rhodum tenuit, Fides est regni tutela o Fdere et Religione tenemur o ancora potrebbe derivare dal latino fert (sopporta), oppure da ferté, voce dell’antico francese col significato di fermezza o ancora da ferto, moneta di Amedeo IV di Savoia. L’uso di inserire i motti all’interno di una banderuola sopra l’elmo o su una lista posta in punta dello scudo risale al XV secolo. Lo studio di queste “frasi” è molto utile per la genealogia, in quanto i vari discendenti di una stessa famiglia, di solito, mantenevano il motto avìto. Si deve tuttavia distinguere fra un “motto” di famiglia e il “motto” personale: il secondo, infatti, molto spesso veniva cambiato a seconda degli eventi, ed era particolare di un certo individuo. Molto particolari sono i motti che richiamano il nome della famiglia armigera (ad esempio Beaujeu aveva A tout venant, beau jeu), oppure le figure dello scudo (la famiglia Simiane, in Provenza, aveva lo scudo d’oro seminato di torri e di gigli d’azzurro e il motto era sustentant lilia turres). Non è opportuno fare in questo luogo un elenco di motti: non sarebbe, oltretutto, né interessante né particolarmente importante per lo studio che ci siamo proposti di condurre sull’araldica. Importante è invece far notare che, secondo la Consulta Araldica Italiana, gli unici motti concedibili (a meno di provato e storico uso) sono quelli latini o italiani scritti in caratteri romani. In Inghilterra si fa[ceva] uso anche di caratteri gotici e di lingue diverse dal latino e dall’inglese: basti pensare allo stemma del Principe di Galles che porta il motto Ich Dien, dall’antico tedesco col significato di io servo. La ragione di questo motto sta -- secondo un’antica tradizione gallese -- nel fatto che Edoardo I promise di dare al Galles un principe che non parlasse neppure una parola di inglese, e quando presentò suo figlio, Edoardo di Carnarvon, disse (in gallese): Eich dyn (ecco l’uomo). Più probabilmente si ritiene che fosse il motto di Giovanni, Re di Boemia, ucciso dal Principe Nero a Cressy nel 1346.