Questo scritto, che ho la presunzione di chiamare “libro” e, anzi, “manuale”, intende essere una guida per quanti si accostano per la prima volta al mondo dell’araldica e, al contempo, un pratico volume di riferimento per chi, già conoscitore della materia, volesse rapidamente reperire informazioni riguardo qualche aspetto di questa vera e propria arte.
L’araldica è infatti una disciplina complessa, e in questo lavoro intendo sistemare con ordine la trattazione di questa materia, analisi spesso avvenuta solo con criteri puramente descrittivi o sotto forma di aridi elenchi di lemmi.
Proprio da questa considerazione è nata l’idea di scrivere un manuale “ragionato”: non darò -- infatti -- una semplice lista (se non, logicamente, là dove lo riterrò necessario o utile), ma di ogni tema trattato suggerirò spiegazioni, àmbito storico, perfino, a volte, aneddoti e curiosità.
Ho scelto di trattare solo l’araldica occidentale, trascurando volutamente le tradizioni pseudoaraldiche orientali perché ritengo che tale restrizione di campo all’Occidente europeo, e quindi cristiano, sia necessaria e opportuna. È necessaria in quanto l’araldica (chiamamola pure così...) dei paesi non cristiani (islamici, giapponesi...) si fonda su basi culturali e storiche diverse dalle europee: vedremo infatti che la nostra araldica ha radici profonde nel cristianesimo. Questa restrizione è anche opportuna perché altrimenti avrei dovuto scrivere una vera e propria enciclopedia, rendendo -- di fatto -- questo lavoro troppo ponderoso e di difficile consultazione.
Ritengo che un manuale più o meno completo (il lettore giudicherà) sia sempre utile, in quanto compendio di una conoscenza che non deve rimanere appannaggio di pochi, ma patrimonio comune di tutti, così come lo sono le basi su cui si fonda l’araldica, quelle -- intendo -- della cultura medievale feudale e cavalleresca, fondamento della civiltà moderna occidentale da cui, però, non possono certamente dirsi estranee le culture extraeuropee: anche per questo ho inserito nella prima parte nozioni di storia dell’araldica, nonché un compendio dei documenti e delle fonti che ci consentono di raccogliere informazioni su scudi, stemmi, blasoni.
Dopo aver posto le basi dell’araldica (scudi, partizioni, colori, figure...) e dopo appunti più o meno brevi di araldica femminile, militare, cavalleresca, ecclesiastica e civica, darò anche nozioni di come si blasona una stemma. Riserverò uno spazio adeguato durante la trattazione alle particolarità dell’araldica di diversi Paesi europei con particolare riferimento all’Italia, ma con un occhio di riguardo a Inghilterra e Francia. Farò seguire al tutto un vocabolario araldico e una raccolta di stemmi blasonati, nonché una breve bibliografia sugli argomenti trattati in questo manuale.
Dopo aver descritto, per sommi capi e in maniera parziale (anche per non privare il lettore del piacere della scoperta), quanto si troverà nel presente lavoro, mi sembra logico accennare a quanto il lettore non vi troverà.
Mancano -- infatti -- pagine sui significati simbolici tradizionalmente legati ai vari elementi che compongono uno scudo: non sempre hanno motivazioni culturali, quasi mai storiche e raramente sono uguali da Paese a Paese. Mancheranno pure nozioni attuali di legislatura riguardante il campo araldico: esula dalle mie competenze.
Il lettore non mi faccia torto di tutte queste mancanze: ho cercato di essere più preciso ed esauriente in quel che invece è stato inserito.
Un’altra ragione che mi ha spinto a scrivere questo volume è la constatazione che molte persone, davanti ad uno stemma, si limitano a considerarlo un semplice ornamento, ignorando i significati delle figure riportate sopra di esso e le motivazioni storiche o culturali che hanno spinto, a suo tempo, ad adoperare una corona, una figura, un colore piuttosto che un altro. L’araldica è, a torto, considerata da molti “roba da nobili”: non è così oggi e non lo è stato se non per brevi periodi, anche se spesso siamo portati a considerare il binomio stemma=nobiltà.
Sarebbe mio desiderio che il lettore profano, giunto alla fine di questo manuale, fosse in grado, almeno per sommi capi e a grandi linee, di riconoscere ruolo e titolo dell’individuo e/o della famiglia che la porta o la portava, ma anche di apprezzarne meglio il background culturale e storico.
Spero, per concludere, di aver fatto cosa gradita al lettore, utile alla sua crescita culturale e spirituale.
Offro, quindi, in tutta umiltà questa mia opera alla bontà di chi avrà la pazienza di leggerla e dono al Signore la fatica spesa nelle ricerche e nella composizione.
Dominus providebit.
Mirko Viviani