Nei primi armoriali (raccolte di stemmi), le insegne venivano dipinte a colori (cfr. 1.4.3 ). Era questo un metodo che rendeva evidente la “blasonatura” di uno stemma, ma portava anche a rendere più difficoltosa tale rappresentazione: era necessario avere a disposizione pigmenti variamente colorati, sottili sfoglie di metallo, ecc.. Si ricorse allora a una serie di abbreviazioni, come lettere di riferimento, piccole note, e così via che permettevano di indicare sopra lo schizzo rapidamente tracciato di uno stemma i colori che venivano usati. Questo metodo, utilizzato soprattutto in Inghilterra (tricking, da trick=stratagemma, artificio), aveva il pregio di non richiedere l’uso di pigmenti e inchiostri colorati, ma le lettere, spesso tracciate male, non sempre erano di immediata comprensione per il lettore, portando così a interpretazioni erronee o a fraintendimenti. Riportiamo qui sotto un elenco delle lettere utilizzate in Inghilterra e Francia con la relativa tintura e un esempio.
Questo metodo era comodo solo quando era necessario stilare un breve schizzo, un appunto, che poi doveva essere rivisto e migliorato. Che questo sistema fosse utilizzato praticamente solo per degli appunti, un mero artificio mnemonico, insomma, ci viene confermato dal rinvenimento di numerosi quaderni di araldi e dalla rozzezza dei disegni delle figure rappresentate in questi diari. Come indicare allora le tinture in modo univoco e sufficientemente chiaro a tutti non solo negli appunti personali, ma anche nelle sculture e, soprattutto, nelle opere a stampa? Una soluzione universalmente accettata fu quella attribuita (anche se in effetti era già stata utilizzata in precedenza 2 ) al gesuita Silvestro da Pietrasanta, il quale aveva pubblicato a Roma nel 1638 il libro “Tesserae Gentilitiae”, in cui esponeva e faceva uso di questo sistema. Tale soluzione suggeriva di utilizzare tratteggi e piccoli punti variamente disposti per indicare convenzionalmente le varie tinture, fossero esse colori, metalli o pellicce, facendo uso soltanto del colore dell’inchiostro utilizzato nella scrittura, solitamente il nero.
Questo metodo non è più dipendente né dalla “parola” utilizzata per indicare una tintura (è quindi sovranazionale e universale), né dalla calligrafia dell’araldista (è quindi chiaramente comprensibile). Quando, appena oltre, ci occuperemo delle singole tinture, proporremo anche questi tratteggi, utilizzati convenzionalmente e -- ormai da qualche secolo -- universalmente.