Soltanto una cosa è realmente indispensabile ad uno stemma: il “campo”, ovvero il colore del fondo dello scudo. In effetti, esistono molte insegne che non hanno figure, ma solo divisioni variamente colorate dello scudo, di solito derivate da quelle bande o strisce metalliche utilizzate per rinforzare gli scudi (v. 4, p.90), composte in varia maniera. Agli albori della cavalleria (e dell’araldica), i cavalieri erano soliti ornare i propri scudi con elementi (figure, pezze, partizioni...) di stagno o di altro materiale che poi usavano ricoprire di smalti colorati, da cui deriva il nome di smalto che in araldica si da alle tinture. Tradizionalmente le tinture utilizzate in araldica sono estremamente poche e possono essere classificate in tre tipi ben distinti fra di loro. Essi sono:
In effetti non tutti gli araldisti includono le pellicce fra gli smalti, preferendo
riservare il termine smalto ai metalli e ai colori, mentre per tinture essi
comprendono sia gli smalti che le pellicce. Noi scegliamo, per uniformità, di
considerare tintura e smalto come sinonimi.
Esistono anche altre tinture che non rientrano nelle tre suddivisioni precedenti.
Di esse ci occuperemo a parte, non essendo trascurabili per importanza.
Le tinture utilizzate in araldica sono pochissime ed usate in una miriade di stemmi diversi per tipo e datazione. Non è quindi possibile (e sarebbe del resto assolutamente inutile) stabilire una volta per tutte il codice Pantone per una determinata tintura, né -- tantomeno -- specificare per essa la specifica sfumatura desiderata, magari fornendo le percentuali di rosso, giallo, blu necessarie a comporre quel determinato colore, visto che il concetto di colore primario è del XVIII secolo e molti stemmi risalgono a tempi più remoti. Non avrebbe senso, in altre parole, specificare che in un certo stemma è presente una fascia rosso carminio piuttosto che una fascia rosso fuoco. L’importante è che la fascia sia rossa. Il fatto, quindi, di scegliere una sfumatura piuttosto che un’altra dipende esclusivamente da ragioni di ordine estetico. Anche da questo, dopo tutto, si rivela il carattere artistico dell’Araldica.