Capitolo 12
Armi diffamate

Un individuo che si rendeva colpevole di comportamenti scorretti o disonorevoli, poteva vedere le sue insegne modificate per ordine reale (o del feudatario maggiore) in segno di infamia. Si tratta, per tanto, quasi dell’esatto contrario delle aumentazioni d’onore, tuttavia, comprensibilmente, non divennero mai ereditarie, vuoi per l’interesse dei discendenti di un “diffamato” o di un “fellone”, vuoi per quello del re, che non desiderava essere considerato sovrano di cattivi armigeri.

La prima forma di arma diffamata di cui abbiamo notizia è quella descritta da Johannes de Bado Aureo (XIII-XIV secolo), che nel suo Tractatus de Armis afferma che se un uomo fosse accusato di aver rotto un giuramento, oppure di codardia o di essersi comportato in maniera disdicevole o, addirittura, di essere un traditore, questi doveva essere condotto davanti ad un tribunale, e -- se trovato colpevole -- il suo scudo doveva essere riverso, ovvero rovesciato (la punta in alto e il capo in basso). Era questo il più grave (e il più antico!) segno di infamia.

Praticamente tutti i resoconti di esecuzioni di traditori raccontano dei colpevoli condotti dal boia in una veste riportante le insegne rovesciate.

Lo scudo riverso era anche la pena “simbolica” comminata ad un prigioniero di guerra che, rilasciato dietro la promessa di un riscatto, si rifiutava di pagarlo. Naturalmente le sue armi venivano diffamate soltanto se riuscivano a raggiungerlo! Tuttavia questa forma di “punizione” veniva presa estremamente sul serio, e raramente il senso dell’onore permetteva ad un armigero di dimenticare la parola data.

Durante il regno di Elisabetta I, in Inghilterra, l’uso delle armi diffamate diventò più specifico. Non si trattava soltanto di rovesciare lo scudo di un traditore o di qualsiasi altro armigero giudicato colpevole. Altri segni d’infamia furono inventati, in modo che le offese minori potessero essere colpite e punite in maniera specifica.

Si trattava, di solito, delle comuni pezze o figure, che però venivano tinte di sanguigno o di aranciato. In effetti sembra che questi due smalti fossero usati solo in questo caso.

Esistevano in tutto otto tipi di modi diversi per diffamare uno stemma, ognuno di essi relativo ad una colpa specifica.

Chi si offriva volontario per un impresa e non la cominciava neppure, aveva il cantone destro del capo partito in banda (point dexter) d’aranciato; chi uccideva un prigioniero senza motivo riceveva una punta rivolta in basso d’aranciato movente dal centro dello scudo o una campagna curva d’aranciato; chi pronunciava una menzogna davanti al suo superiore, aveva una campagna di sanguigno. Quindi c’era una campagna appuntita per un codardo; un gusset (v. figura) a dexter di sanguigno per un ubriacone; un gusset a sinister di sanguigno per un adultero; un gore (v.) a sinister d’aranciato era ancora segno di codardia. Un delf d’aranciato era per uno che fuggiva da una prova, mentre uno scudo nel cuore riversato era per chi maltrattava una donna o fuggiva dallo stendardo reale durante una battaglia. Si noti che lo stemmario di Ginanni (Venezia, 1756), riportato nel Manuale di Araldica di Francesco Montauto (cit.), mostra come arme diffamata per un “rapitor di vergine” uno scudo riversato con uno scudo nel cuore dritto, invece (come si è detto) di uno scudo nel cuore riversato.

[Picture] Gusset dexter e sinister [Picture] Delf [Picture] Gore sinister [Picture] Scudo nel cuore riversato [Picture] Point dexter [Picture] Campagna incurvata

Figure come la point (dexter o sinister), la campagna, il gusset, il delf e così via sono però da considerarsi segno di disonore solo quando portate di sanguigno o di aranciato, altrimenti sono normali e “onorevoli” pezze.

Un’altra forma “punitiva” era l’eliminazione di qualche figura o qualche particolare di una figura da uno scudo. Questo, però, non era immediatamente visibile nel caso in cui le figure simili utilizzate fossero più di una.

Per onestà intellettuale, facciamo notare che l’uso delle armi diffamate viene da molti araldisti considerata una chimera (Chambers Cyclopaedia, 1751), tuttavia è indubbio che, ad esempio, Luigi IX di Francia tolse gli artigli e i denti dal leone che portava sullo scudo Jean d’Avesne per aver insultato la madre alla presenza dello stesso re.

Inoltre, un leone senza coda viene detto diffamato e uno con la coda passante sotto le zampe viene detto codardo: si tratta di segni d’infamia. Anche bestie rivolte a sinistra sono considerate da molti segno di disonore.

Il fatto che qualche araldista (soprattutto del XVIII-XIX secolo) sostenga l’inesistenza storica delle armi diffamate sembra essere dovuto anche al fatto che, a differenza delle aumentazioni d’onore, queste non erano ereditarie, e proprio in quanto diffamate non venivano praticamente mai riportate né negli stemmari né nei blasonari; l’interessato, inoltre, aveva tutto l’interesse a non farsi pubblicità!