Su molte tombe medioevali giacciono delle figure scolpite che rappresentano colui
(o colei) che è sepolto in quel luogo. Sarebbe, tuttavia, sbagliato ritenere che i
tratti dell’effigie corrispondano a quelli della persona che intendono ritrarre.
Secondo molti studiosi, infatti, si tratta di rappresentazioni stilizzate, non
ritratti.
Le statue giacenti sulle tombe venivano commissionate anche molto dopo la
morte del defunto, tuttavia restano un importante documento riguardo armature,
costumi e anche stemmi araldici. Si nota infatti che fino alla metà del XIV secolo
ogni effigie di cavaliere porta uno scudo e un’armatura con scolpite le sue
insegne
Non è raro trovare in molte chiese anche italiane monumenti sepolcrali in cui, pur
mancando la statua giacente, sono rappresentate insegne araldiche. Era ad
esempio uso, fino alle riforme napoleoniche, seppellire personaggi, specialmente se
di una certa importanza, dentro le chiese, così che oggi possiamo letteralmente
camminare su pavimenti ricoperti da lapidi contenenti stemmi, purtroppo a volte
così logorati dal plurisecolare passaggio che è spesso difficile riconoscere qualcosa
di più delle figure più grandi. Inoltre l’uso del colore era molto limitato e il
trascorrere del tempo ne ha cancellato quasi ovunque le tracce laddove erano
presenti. Le tratteggiature indicanti il colore, poi, furono introdotte solo intorno
al XVII secolo, e non furono né utilizzate ovunque né con regolarità, quindi
anche se siamo in grado più o meno di ricostruire le figure presenti su
uno stemma, di solito non conosciamo (se non per altre fonti) le tinture
usate.
Altri monumenti sepolcrali, tuttavia, conservano quasi intatti gli stemmi araldici
rappresentati, anche se per la maggior parte sono semplici sculture, senza alcuna
traccia di colore. Si tratta di quelli addossati alle pareti, memoriali di importanti
personaggi (vescovi, papi, regnanti, famosi condottieri...) oppure lapidi
commemorative. (Cfr. ad es. S. Croce a Firenze, Camposanto Monumentale a
Pisa...)
Un’altra fonte preziosa di documenti riguardanti le insegne araldiche di vari
personaggi è data dai cosiddetti brasses inglesi, rimasti in uso fino al XVI secolo.
Si tratta di una lastra di metallo (brass=bronzo) su cui è incisa una figura e, a
volte, una iscrizione, che veniva apposta alle pareti di una chiesa o di una
cappella per ricordare il defunto.
La lega metallica utilizzata nel medioevo per simili lavori era composta dal
75-80% di rame e dal 15-20% di zinco. Veniva chiamata latten, poi cuivre blanc o
rame bianco. Coloro che le lavoravano erano detti marblers, probabilmente con
riferimento alle loro sculture (marble=marmo). Per quanto riguarda il “costo” di
simili memoriali, sembra essere stato abbastanza basso, in quanto il chierico,
mercante o gentiluomo medio poteva permetterseli.
Sembra che l’uso di questi brasses sia originario dei Paesi Bassi durante il XIII
secolo. Il più antico brass conservato risale al 1231 ed è quello del Vescovo
Ysovon Wilpe, conservato a Verden in Germania.
Lastre di questo metallo venivano importati in Inghilterra, non senza
considerevoli spese, dai Paesi Bassi, dove nel XIV secolo Tournai (sulle rive della
Schelda) era il più importante centro di produzione.
Da una singola lastra di metallo venivano ritagliate diverse figure, ognuna delle
quali veniva intagliata, rifinita e inserita in una “matrice” ricavata da una lastra
di pietra, finché tutta la superficie veniva ricoperta dal metallo. Ogni sezione
veniva assicurata alla matrice su un letto di pece nera, che avrebbe anche
protetto il metallo dalla corrosione, oppure -- in seguito -- mediante l’uso chiodi
di bronzo e piombo. Molto spesso le figure venivano riempite di smalti colorati
(cfr. il brass di Geoffroy Plantagenet, 1.4) per evidenziare, magari, particolari
araldici.
Il fatto che i brasses medioevali fossero composti, in definitiva, da un mosaico di
piccoli pezzi metallici leggermente incisi, li rendeva particolarmente soggetti ad
atti di vandalismo ma anche particolarmente sottoposti a cancellazione: è per
questo che pochi di essi si sono conservati. Tuttavia “pochi” è un termine
relativo, se si considera che nella sola Inghilterra restano 7500 brasses, più di ogni
altra nazione europea.
La maggior parte dei brasses inglesi provenivano da Norwich, York e Londra,
dove fin dal XIV secolo si erano sviluppati laboratori artigiani specializzati.
Sebbene fosse possibile commissionare un lavoro “su misura”, di solito ogni
laboratorio preparava una serie “prestampata” di lastre diverse, fra cui il cliente
sceglieva il design più appropriato. Le insegne araldiche e le iscrizioni venivano
aggiunte dopo la scelta in base ai desideri del cliente. Questo spiega il motivo per
cui le effigi rappresentate su molti di questi brasses sono fra loro molto simili se
non addirittura uguali.
I diversi stili consentono oggi di identificare con una certa sicurezza il laboratorio
di origine di molti brasses.
I primi brasses inglesi risalgono al XIII secolo e appartengono a vescovi e abati,
ma la categoria più interessante per i nostri scopi resta quella dei brasses
raffiguranti uomini in armatura, poiché invariabilmente riportano anche le
insegne araldiche di chi doveva essere commemorato, il che consente una
datazione più precisa e, a volte, anche di ottenere informazioni biografiche e
genealogiche di una persona non comprese nell’iscrizione. Nei brasses del genere, i
cosiddetti military brasses, specialmente nel XV-XVI secolo, elmi e cimieri sono
posti accanto alla testa della figura umana giacente.