Capitolo 3
Le fonti e i documenti

Ma quali sono i documenti che ci permettono di dare una data di nascita (sia pure approssimativa) all’araldica?
L’arazzo di Bayeux1 (v. fig.2.1, p.17), datato fra il 1080 e il 1100, stabilisce un limite invalicabile: nessun segno di stemmi araldici. I combattenti hanno disegni sui loro scudi, ma lo stesso disegno si ritrova anche su altri scudi, anche di nemici. Inoltre lo stesso individuo appare ritratto con stemmi diversi in momenti diversi.
Al 1127 si fa risalire il più antico esempio documentato di stemma portato su uno scudo. È quello che Enrico I2 assicurò a suo genero, Geoffroy Plantagenet, Conte di Anjou e del Maine (1113-1151). Si trattava di uno scudo azzurro con quattro leoni rampanti d’oro (cfr. “The Oxford Guide to Heraldry”, cit.). Una rappresentazione di questo si trova su una lapide di rame smaltato (brass, v. Sec.3.4, p.72) un tempo posta presso la tomba dello stesso Geoffrey nella cattedrale di S. Julien a Le Mans (v. fig.3.1, p.41) che viene datata fra il 1150 e il 1155 (o secondo alcuni, fra i quali Pastoreau, fra il 1160 e il 1165) e che si trova conservata presso il museo Tessé a Le Mans, Francia.


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Figura 3.1: Brass di Geoffrey Plantagenet, cattedrale di S. Julien, Le Mans.


Jean Ropicault de Marmoutier narra con queste parole il dono di tali insegne da parte del re Enrico I, suocero di Geoffroy a séguito del matrimonio di quest’ultimo con sua figlia Matilda:

clipeus, leunculos aureos ymaginarios habens, collo ejus suspenditur3 .

Purtroppo la cronaca del de Marmoutier, risalendo al 1170-1175, è posteriore all’avvenimento, datato 1127. Prima dei leoni, Goffredo (soprannominato il Bello) portava sullo stemma un ramo di ginestra, da cui il nome Plantageneto (plant à génêtre). Lo stesso scudo di Geoffroy appare sulla tomba di William Longespee (suo figlio bastardo), conte di Salisbury (+1226) nella cattedrale di questa città. L’insegna sembra dunque aver acquisito carattere ereditario.
Anche se non è chiaro se la lapide di Geoffroy Plantagenet sia con sicurezza la rappresentazione del primo stemma araldico (cioè che segua le regole dell’araldica e rappresenti un elemento di continuità durante la vita di chi lo porta), né se si tratta della prima rappresentazione di uno stemma: di certo ne è sicuramente la prima rappresentazione a colori in nostro possesso. Infatti, prima del 1200 con le vetrate colorate, i manoscritti miniati e gli armoriali a colori, brasses del genere sono l’unica nostra fonte di immagini di scudi araldici colorati4 (v. Sec.3.4, p.72).
Ci occuperemo ora brevemente, facendo uso di fonti diverse, di delineare lo sviluppo degli stemmi attraverso i secoli e di mostrare quali siano i documenti riguardo l’araldica in nostro possesso, dando solo alcuni cenni e fornendo alcuni esempi.


 3.1 I Sigilli
 3.2 I Manoscritti miniati
 3.3 Gli Armoriali
  3.3.1 Armoriali del XIII secolo
  3.3.2 Armoriali del XIV secolo
  3.3.3 Armoriali del XV secolo
  3.3.4 Armoriali del XVII secolo
  3.3.5 Occasionali
  3.3.6 Istituzionali
  3.3.7 Regionali
  3.3.8 Figurativi
  3.3.9 Generali
 3.4 Tombe, Lapidi e Brasses
 3.5 Architettura e Scultura
 3.6 Le Vetrate
 3.7 La Numismatica
 3.8 Altre fonti: Dante e la Divina Commedia