I primi trattati di araldica risalgono al XIV secolo. Uno fra i più antichi è quasi sicuramente il Dean Tract, chiamato anche “De Heraudie”, che risale al 1340. In questo trattato si legge testualmente:
Le Roy de Jerusalem porte l’escu d’argent croiselée d’or a une croise potente d’or. Et si avient malement colour d’or en argent. (Il Re di Gerusalemme porta lo scudo argento con una croce potenziata d’oro accantonata da 4 crocette oro [croce ora nota come Croce di Gerusalemme]. E così è mal colorato d’oro su argento.
Non sembra essere una definizione della regola, ma tuttavia il termine usato (malement), indica una certa quale disapprovazione.
Un gran numero di armoriali del XIII-XIV secolo elencano blasoni e stemmi
che violano la regola senza particolare menzione. Altri trattati del XIV secolo
come quello di Bartolo (1350 ca.) e Giovanni de Baudo-Aureo (1390 ca.) non
menzionano affatto questa regola.
Al contrario, trattati degli inizi del XV secolo nominano la regola, tuttavia
mettono sempre le armi del Re di Gerusalemme come eccezione dovuta alla
straordinarietà e singolarità di tale Regno. Fra questi trattati ricordiamo quello
di Argentaye (1410), il Liber Armorum di Bernard du Rosier (1440), il Blason
des Couleurs dell’araldo Sicile (1440-50).
Anche se perfino trattati del XVII secolo (Guillim, Display of Heraldry) neppure
citano l’esistenza della regola delle tinture, quest’ultima sembra essere
divenuta oramai un punto fermo dell’araldica, ma solo nel XIX secolo
diventa una regola stringente, una “strict law” (Boutell), una regola
definita, “definite rule” (Fox-Davies), un canone primario fondamentale
dell’araldica, “primary fundamental canon of Heraldry” (Woodward, che
neppure si preoccupa di elencare le eccezioni, cosa che noi invece facciamo
immediatamente...).