È un copricapo liturgico a forma semi-ovale o piramidale diviso nella sommità da due punte1 .
A seconda dell’ornamentazione vi sono tre tipi di mitria: la mitria preziosa (ornata di gemme), l’aurifregiata (bianca con decorazioni d’oro e senza gemme) e la semplice (di colore bianco con pochi ornamenti di diverso colore e stoffa). Due nastri del colore della mitria (nel caso della mitria preziosa, anch’essi ornati di gemme), detti infule o vitte, scendono verso il basso, dalla parte posteriore.
Il nome sembra derivare dal latino “mitra”, che riproduce il greco “mìtra”, cioè benda, fascia, tiara.
Oltre ad essere propria di Vescovi, Arcivescovi e, in forza di particolari privilegi, anche di abati2 e canonici, è usata nelle liturgie anche dal Papa. Per antichissima consuetudine, è indossata anche dai cardinali (almeno dal 1051, quando Leone IX la concesse ai Cardinali di Besançon, ma a Roma questa doveva essere già in uso).
In araldica, la mitria è propria dei vescovi e degli arcivescovi (aurifregiata). Canonici e abati la possono portare (semplice) su concessione papale, e allora si dicono “mitrati”. Gli stemmi papali usano la tiara (v.4.3.1); i cardinali non timbrano il proprio scudo con la mitria. La ragione può trovarsi nello “status” di cardinale, che è un titolo onorifico che può in teoria essere concesso anche a donne e anche a laici (come in effetti è accaduto, specialmente nel XV-XVII secolo).
L’uso liturgico della mitria risale intorno al X secolo, a Roma, e di là si estende al resto dell’Occidente verso il XI secolo e veniva impiegata per distinguere in qualche modo i vescovi, visto che prima per essi non esistevano speciali copricapo né in forma di benda sacra né di corona.
La prima testimonianza di una concessione ad un vescovo di una mitria risale al 1049, quando Leone IX la concesse all’arcivescovo Everardo di Treviri, affinché lui e i suoi successori se ne servissero “pro ecclesiastico officio”. L’uso si estese, e nella seconda metà del XII secolo la mitria è di uso generale presso tutti i vescovi. La prima concessione certa ad abati è del 1063, allorché Alessandro II (1061-1073) ne conferì l’uso all’abate Eglesinus dell’Abbazia di S. Agostino a Canterbury.
Come curiosità, facciamo notare che anche alcuni principi “laici” ebbero da vari papi il privilegio di portare una mitria: ad esempio il duca Wratislaw di Boemia su concessione di papa Alessandro II, Pietro di Aragona da parte di Innocenzo III. L’imperatore del Sacro Romano Impero (S.R.I.) aveva esso pure il diritto di fregiarsene, e in effetti la corona imperiale del S.R.I. ha la forma simile ad una mitria (cfr.3.5).
Prima del XII secolo la mitria aveva forma conica. A partire da questo secolo, però, troncata la punta, prese forma rotonda con un’infossatura al centro. Da questa forma, per ulteriori trasformazioni, si giunse alle mitrie attuali, con due corni rigidi davanti e dietro e due appendici (le infule) che furono attaccate prima all’interno dell’infossatura, e solo in seguito in fondo al corno posteriore. Intorno alla metà del XII secolo, la mitria ha ormai la forma che tutti conosciamo.
Quanto alle misure, nel XIV secolo è tanto larga quanto alta, ma nel XV secolo diventò più alta che larga, fino a diventare esageratamente alta (fino a 50 cm!) durante l’età rinascimentale, quando doveva servire anche come testimonianza della potenza di chi la indossava, ragione per cui cominciò ad essere ornata di gemme (mitria preziosa) e d’oro (aurifregiata). Una mitria praetiosa medioevale conservata nella Cattedrale di S. Paolo a Salisburgo (Austria) pesa circa 2 chili e mezzo!
La particolarità della mitria è che essa è sempre fondamentalmente di colore bianco. Le vesti liturgiche cambiano colore a seconda del tempo e della festa (rosse, violacee, rosa, bianche), ma il colore della mitria resta sempre il bianco.
Prima del 1969 (cfr. 4.1) coloro che avevano diritto a portare la mitria nella realtà, avevano anche il privilegio di portarla sui propri stemmi. Arcivescovi, Vescovi, Abati mitrati la portavano sopra lo scudo in alto a dexter, unitamente al pastorale, posto in sbarra in alto a sinister, dietro lo scudo (cfr. fig.4.3.2.b).
Goffredo di Crollalanza riporta questo prospetto:
Se qualcuno aveva anche il privilegio di poter usare la spada (cfr.4.4.3), la mitria veniva posta al centro, a timbrare lo scudo.
Da quando fu in uso, però, alla mitria si aggiungeva sempre anche il galero (cfr.4.3.3), posto ancora più in alto, a timbrare il tutto.
Figura 26.4: | Stemma vescovile. Si noti la posizione della mitria. |
Figura 26.5: | Vecchia rappresentazione di una mitria. |