Il caratteristico cappello che timbra gli scudi ecclesiastici, detto propriamente galero, deriva dal cappello usato dai pellegrini. Comparve in Italia all’inizio del XIV secolo. Dapprima il galero fu solo rosso (riservato ai cardinali) e nero, mentre il cappello verde, proprio di vescovi e arcivescovi, fece la sua comparsa in araldica solo nel XV secolo.
Il Moroni (cfr.) annota che nel 1245, nel corso del Concilio di Lione, Innocenzo IV (1243-1254) concesse ai cardinali un cappello di rosso, quale particolare distintivo d’onore e di riconoscimento tra gli altri prelati, da usarsi nelle cavalcate in città.
Il galero cardinalizio appare in araldica agli inizi del XIV secolo, come si può osservare nella cattedrale di Siena, nella tomba del cardinale Petroni (+1313).
La posizione e il numero dei nodi non fu regolamentato con precisione che nel 1832: vanamente si cercherà prima di questo anno un significato preciso alle nappe che muovono dal galero, anche se già precedentemente (cfr. Enciclopedia di Diderot e D’Alembert, cit.) la distinzione odierna era già in uso.
Un esempio per tutti: una medaglia con le armi del Cardinale di Richelieu, coeva al personaggio (1627), porta lo scudo del prelato timbrato da un galero cardinalizio (cioè rosso) con sei nappe per parte (disposte 1.2.3), invece delle 15 per parte (disposte 1.2.3.4.5) che oggi gli spetterebbero.
A seconda del colore (rosso, verde o nero) del cappello, del numero di fiocchi e della loro disposizione, oggi il galero è segno di distinzione gerarchica all’interno della Chiesa cattolica. Vediamo uno per uno i vari cappelli e le dignità loro connesse; per comodità facciamo seguire a ciascuna descrizione del cappello, anche l’uso che facevano della mitria, del pastorale, della croce e di altre insegne loro proprie, ponendo per ciascuna di esse un opportuno rimando.