8.4 Violazioni alla regola e controesempi

In Francia, gli stemmi che violano la regola delle tinture sono detti “armes à enquerre”, ossia da controllare, invitando così chi lo porta ad effettuare una qualche ricerca storica, mentre in Italia questi stemmi vengono detti “armi false”.

Un termine araldico desueto in Italia è cucito (in fr. cousu ), usato per pezze che violano la regola. Ad esempio: d’argento, allo scaglione cucito d’oro. Questo termine, secondo la vecchia Consulta Araldica italiana, non deve essere usato.

Esistono numerosi esempi di stemmi che violano la regola delle tinture, specialmente in Spagna, Germania, Ungheria, non solo negli stemmi più antichi, ma anche in quelli relativamente moderni risalenti se non al XX secolo, di certo al sec. XIX.

In Olanda uno degli esempi più eclatanti è quello dello stemma della città di Amsterdam: di rosso, al palo di nero caricato di tre crocette di S. Andrea d’argento.

Ma l’esempio più famoso di stemma che vìola la regola delle tinture è senza dubbio quello (già citato, v. 8.1, p.231) del re di Gerusalemme.
James Parker (cit.), giustifica questo fatto utilizzando il salmo 67(68) v.14: ...splendono d’argento le ali della colomba, le sue piume di riflessi d’oro. Altri sostengono che così è perché “Dio è al di sopra di ogni regola umana”.

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Figura 8.2: Stemma del regno di Gerusalemme.

Tuttavia se questo passo spiega le tinture utilizzate, probabilmente l’uso dei due metalli più preziosi è piuttosto indizio di somma maestà, così come la croce potenziata accompagnata da quattro crocette (detta croce di Gerusalemme) è segno -- secondo praticamente tutti gli araldisti -- delle cinque piaghe di Cristo. Numerosi altri esempi di violazioni alla regola esistono, in tutti i Paesi, ma non ci sembra utile elencare una serie di nomi e di blasoni. Tuttavia, per curiosità, riportiamo alcuni stemmi di famiglie italiane che violano la regola:

Alfieri (Rimini):
d’oro alla fascia d’argento
Beccaria (Verona):
d’azzurro all’aquila di nero
Camilla (Roma):
d’argento alla fascia d’oro
Doro (Venezia):
d’argento al leone d’oro