8.5 Conclusioni

Ho personalmente ricercato nell’Archivio parrocchiale di S. Michele degli Scalzi (Pisa), gli stemmi personali dei vescovi e degli arcivescovi (spesso insigniti anche della porpora cardinalizia) dell’arcidiocesi pisana. I vari libri parrocchiali, che coprono un intervallo temporale dal XVII al XXI secolo, riportano sulla costola lo stemma del vescovo del tempo, ritagliato dalle varie lettere, proclami, bolle, ecc. provenienti dalla curia.

I volumi contenenti gli Atti di Matrimonio dal 1756 al 1950 riportano sulle costole gli stemmi vescovili dei nove prelati succedutisi in quegli anni alla guida della diocesi pisana. Di essi soltanto uno (Cardinal Maffi, primi del 1900) a prima vista sembrerebbe non rispettare la regola delle tinture, essendo il suo scudo diviso in palo: il primo d’azzurro ...il secondo di rosso ..., ma in questo caso vale l’eccezione 2).

Per quanto riguarda l’attuale Arcivescovo, Mons. Plotti, il suo stemma è d’azzurro, al monte all’italiana d’argento di tre cime movente dalla punta, a tre cipressi al naturale nodriti ciascuno da una cima del monte, il tutto accompagnato in capo dalla stella cometa del secondo disposta in fascia, al capo di rosso, alla croce pisana. Non viola la regola delle tinture perché rientra nella eccezione 6).

Visto il gran numero di eccezioni e il basso numero di violazioni alla regola (Pastoreau asserisce che solo il 2% delle insegne non la rispettano), quest’ultima non può considerarsi un mero retaggio del passato, ma neppure una norma da seguire supinamente, anche se uno stemma che segua la regola delle tinture è sicuramente più visibile, più riconoscibile e più esteticamente valido di uno che non la segua.