L’importanza delle miniature nei manoscritti, per quel che riguarda la storia, è
dovuta al fatto che molto spesso le immagini riportano estratti di vita quotidiana
e, per quanto concerne i nostri scopi, non mancano elementi araldici quali
stemmi, scudi, insegne, e così via. Non ci occuperemo, tuttavia, di osservazioni di
carattere artistico (che esulano dai nostri interessi), ma porteremo esempi di
caratteri araldici presenti in vari manoscritti, con lo scopo di dimostrare che
l’araldica era entrata a far parte del sentire comune, della vita quotidiana,
del modo di vivere degli uomini del Medioevo, almeno di quelli cólti o
benestanti.
Quando la cultura, nei secoli XIII-XV, cominciò a defluire dalle abbazie e dai
monasteri verso le città e le università, il libro miniato non fu più appannaggio
dei religiosi, ma cominciò a diffondersi anche nelle corti laiche di tutta Europa.
Così anche le immagini delle miniature cominciarono ad accordarsi al gusto dei
committenti e dei destinatari: molti calligrafi e miniatori presentavano del resto
la loro opera a un signore con la speranza, venendo incontro al gusto del
ricevente, di essere ricompensati. Insieme a immagini di Santi, di Angeli e
all’iconografia religiosa, fecero dunque la loro comparsa estratti di vita quotidiana
come il lavoro nei campi, i banchetti, le giostre, i tornei, e così pure guerre,
assedi, combattimenti. Sono spesso queste rappresentazioni che permettono in
qualche misura allo storico di ricostruire la vita quotidiana nel Medioevo e
all’araldista di raccogliere informazioni sull’uso di stemmi, insegne e via
dicendo.
Fra i manoscritti miniati più interessanti per l’araldica, ricordiamo il Libro d’Ore
preparato nel 1423 da Pol de Mimbourg (uno dei maggiori miniatori dell’epoca)
per John, duca di Bedford, fratello di Enrico V, che intendeva donarlo ad Anna
di Borgogna, sua futura moglie, in cui l’aquila argento, l’antilope nera e
il tronco d’oro (insegne di Bedford e Woodstock), compaiono, insieme
alle insegne di Borgogna, come elementi decorativi all’interno di tutto il
libro.
Il Libro d’Ore è un libro di devozioni personali, che indicava una serie di
preghiere appropriate alle otto ore canoniche giornaliere, estratti di Salmi e
dell’Ufficio Divino. Corrispondeva, perciò, più o meno all’odierno “breviario”. La
maggior parte dei Libri d’Ore medievali erano meravigliosamente dipinti
e miniati in accordo ai desideri del committente, spesso molto ricco e
potente.
Non tutti i manoscritti miniati, però, riguardavano argomenti di carattere
religioso; infatti numerosi documenti ufficiali, racconti e genealogie erano spesso
abbelliti da immagini, anche di carattere araldico.
Ad esempio, un libro miniato di
romances6
francesi, presentato nel 1445 da John Talbot, Conte di Shrewsbury, alla
moglie di Enrico VI, Margherita d’Anjou, contiene una tavola genealogica
che vuol dimostrare come i reali Inglesi e Francesi discendano da S.
Luigi7 .
Questa tavola è arricchita da stemmi araldici, spesso dipinti in oro.
Degli armoriali, sebbene per la maggior parte si possano in certo qual modo
assimilare a manoscritti miniati, vista l’importanza che essi ricoprono nello studio
dell’araldica, non parleremo in questa sede, riservando loro il capitolo
immediatamente successivo (cfr. 1.4.3).