Fino a tutto il XIX secolo, in tutto il mondo civile, l’attribuzione delle cariche
amministrative, giudiziarie, militari ed ecclesiastiche era appannaggio della
nobiltà, sia quella feudale sia l’aristocrazia cittadina, cioè la nobiltà “popolare”.
Per accedervi era necessario che gli araldisti incaricati controllassero e
dimostrassero alla comunità, attraverso lo studio delle genealogie e delle insegne,
l’originalità e la pertinenza dei titoli e dei predicati. Appropriarsi indebitamente
di cognomi, ascendenze o insegne altrui, era considerato un vero e proprio reato,
e come tale veniva punito: un titolo ed un predicato nobiliare, per essere portato,
doveva sempre essere controllato ed accettato.
Stemmi araldici veri e propri, completi di tutti gli elementi (scudo, ornamenti
esterni...) rimangono tutt’ora in uso anche come armi proprie di uno Stato
sovrano, usate in svariate circostanze (monete, francobolli, documenti
vari). Facciamo anche notare che l’Italia repubblicana fa in questo caso
eccezione, in quanto non ha un vero e proprio stemma, ma piuttosto un
emblema, un sigillo, composto, lo ricordiamo, da una stella a cinque
punte sovrapposta ad una ruota dentata fra un ramo d’olivo e uno di
quercia.
Riportiamo a p.32 alcuni esempi di stemmi araldici Nazionali.
Oggi, almeno in Francia e in Italia, ognuno può avere un proprio stemma,
purché non vìoli i diritti altrui. In Inghilterra e nel Commonwealth l’uso dello
stemma è regolato da precise norme e viene, di solito, concesso dal Sovrano che
può liberamente concedere aumentazioni d’onore, aggiungere figure...Tuttavia
chiunque può richiedere uno stemma (coat-of-arms) al preposto College of
Arms.
Riassumendo, possiamo dire che tre sono le divisioni cronologiche che hanno
caratterizzato l’evolversi dell’araldica.
Oggi l’araldica è considerata disciplina ausiliaria delle scienze storiche insieme alla
sfragistica8 (v. Sez.3.1,
p.43) e alla numismatica9
(v. Sez.3.7, p.79).